"L’Italia, come primo Stato ad aver ricevuto la chiamata di aiuto e sapendo che la Libia non poteva ottemperare ai propri obblighi, avrebbe dovuto assumere la responsabilità del coordinamento delle operazioni di soccorso". A dirlo è il rapporto del Consiglio d’Europa sulla morte di 63 migranti nel Mediterraneo a marzo 2011.
Il rapporto conclusivo sull’inchiesta è stato approvato oggi dal comitato per l’immigrazione dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Nel documento si sottolineano anche le gravi responsabilità della Nato e dei singoli paesi che hanno partecipato alla guerra in Libia e che avevano navi che in quel momento solcavano quel tratto del Mediterraneo.
Una serie di errori commessi dalle navi della Nato e dalla guardia costiera europea condannarono decine di migranti africani lo scorso marzo, lasciati morire di fame e di sete sulle loro imbarcazioni alla deriva nel Mar Mediterraneo, dopo che le loro richieste di aiuto vennero ignorate.
L’autore del rapporto, Tineke Strik, ha descritto la tragedia come "un giorno buio per l’Europa", che ha messo a nudo il doppio standard applicato dal continente europeo nel valutare la vita umana.
"Possiamo parlare quanto vogliamo di diritti umani e dell’importanza di rispettare i dettami internazionali ma se allo stesso tempo lasciamo morire le persone, forse perché non sappiamo chi sono o perché arrivano dall’Africa, questo dimostra quanto queste parole siano senza senso. Se si pensa all’attenzione dedicata dai media alla Costa Concordia e la si paragona alle oltre 1.500 vite perse nel Mediterraneo nel 2011 la differenza è impressionante", ha spiegato Strik.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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