Strage sconvolge Damasco E ora Al Qaida fa paura

Oltre 400 tra morti e feriti. L’intelligence Usa ammette: gli ultrà islamici hanno infiltrato l’opposizione anti Assad. Video

Strage sconvolge Damasco  E ora Al Qaida fa paura

Damasco colpita a morte dal terrorismo con enormi colonne di fumo che si alzano verso il cielo e crateri nell'asfalto larghi dieci metri, come se fosse stata bombardata. I terroristi suicidi si sono fatti saltare in aria ammazzando 55 persone e ferendone 373, compreso un numero imprecisato di bambini che i genitori stavano portando a scuola. Una follia del terrore che scatena accuse reciproche fra il governo del presidente Bashar Assad e l'opposizione armata. La vera domanda da farsi, davanti al carnaio, è: a chi giova una strage del genere in stile Al Qaida? Sicuramente ai terroristi che puntano al caos totale, come nell’Iraq del dopo Saddam. Con l'obiettivo di ritagliarsi un ruolo e fregare tutti spingendo Assad e i ribelli nel baratro di una guerra civile senza ritorno per raccoglierne i frutti sanguinosi. Fra questi gli arsenali di armi chimiche, che in uno scenario fuori controllo lo stesso Pentagono teme finiscano in mano ad Al Qaida.

Un furgone imbottito di tritolo e un'utilitaria con centinaia di chili di tritolo sono esplosi ieri mattina a Damasco. Teoricamente l'obiettivo doveva essere il comando della divisione dei servizi di sicurezza nel quartiere Qazan, periferia meridionale della capitale. La scelta dell'orario mattutino, un classico dei terroristi suicidi, e la posizione vicino al trafficato incrocio di una superstrada ha provocato una strage di civili e adolescenti che stavano andando a scuola. Un testimone ha parlato di 11 bambini uccisi.
Le decine di macchine accartocciate ed in fiamme, i feriti allucinati ed i resti di corpi umani disseminati ovunque dimostrano la forza delle esplosioni. La tv di Stato aggiornando il bilancio delle vittime non specifica quanti siano i militari. È l'attentato più grave da quando è iniziata la rivolta armata contro Assad, avvenuto non per caso il giorno prima del venerdì di preghiera e di protesta. Il gruppo militante «Rivoluzione siriana 2011» incita via Facebook alla sollevazione nella capitale. Il governo siriano continua a fare di tutta l'erba un fascio, accusando i ribelli di essere stragisti dominati da Al Qaida. L'Esercito libero siriano, composto dai disertori, e il Consiglio nazionale, cartello dell'opposizione sempre più diviso, accusano i governativi di mettersi le bombe da soli, come in passato.

In realtà la stessa intelligence americana è convinta che gli ultimi grossi attentati siano stati perpetrati proprio dai resti di Al Qaida, che hanno trovato riparo in Siria dopo la sconfitta in Iraq. Per anni i servizi di Damasco chiusero un occhio sui volontari della guerra santa che andavano a combattere gli americani a Bagdad.
Un mese fa James Clapper, direttore della National intelligence Usa, è stato chiaro ammettendo che al Qaida «ha infiltrato l'opposizione» siriana. A Homs, una delle roccheforti della rivolta, è nato in gennaio il «Fronte Al Nusra per proteggere il Levante» con la bandiera nera dei terroristi e l'obiettivo di abbattere Assad. Il gruppo ha rivendicato le bombe di Aleppo, dove vivono i cristiani e un sanguinoso attentato a Damasco in marzo. In un attacco suicida ad Al Midan, in gennaio, un loro kamikaze Abu Bara al Shami si è fatto filmare, come da manuale, annunciando «l'operazione di martirio». Lo stesso Ayman al Zawahiri, successore di Osama bin Laden, ha inviato un messaggio di sostegno alla rivolta siriana.

Questo non esclude che gli aspiranti suicidi possano venir manipolati dalle forze in campo, per gettare discredito sull'avversario, e aiutati dall'estero, Paesi del Golfo in testa. I veterani, però, si sono fatti le ossa in Iraq e hanno un piano preciso. Prima di tutto cavalcare la rivolta araba e ritagliarsi fette di territorio come avevano fatto con la provincia irachena di Anbar. Poi mettere le mani sugli arsenali siriani, a cominciare dalle armi chimiche e dai missili a spalla anti aerei. Secondo Thomas Countryman, assistente del segretario di Stato, «la prima priorità e metterli in sicurezza (gli arsenali). La seconda distruggerli per evitare che vadano finire nelle mani dei terroristi».
In questa esplosiva situazione è confermata la partenza di 15 militari italiani come osservatori Onu in Siria.

E il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, non esclude «l'ipotesi» di «una forza più robusta, fino a 2-3mila uomini. Una missione armata capace di garantire la protezione di alcune aree e la sicurezza degli osservatori, oggi affidata al governo siriano».
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