"Incapace e contraria all'etica". Ora Salis chiede le dimissioni di Meloni

Attacco dell'europarlamentare di sinistra alla premier italiana direttamente dall'Aula di Strasburgo: "Vergognosa operazione in Albania di coloniale memoria" che provoca una "crudele sofferenza e un'umiliazione per le persone deportate"

"Incapace e contraria all'etica". Ora Salis chiede le dimissioni di Meloni
00:00 00:00

Il tema dei migranti entra ufficialmente nel Parlamento europeo e Ilaria Salis non ha voluto perdere occasione per prendere la parola sull'argomento per attaccare duramente il governo Meloni. Alla sessione plenaria di Strasburgo, durante la discussione intitolata "Gestione ordinata della migrazione, in particolare mediante un nuovo quadro legislativo sui rimpatri", l'eurodeputata eletta a giugno nelle fila di Alleanza Verdi-Sinistra ha deciso di sfruttare il suo minuto di intervento concesso dall'Aula legislativa per contrastare pesantemente il protocollo Italia-Albania che consente di portare nel Paese balcanico i richiedenti asilo provenienti da Paese di origine sicura e trattenerli nell'hotspot di Shengjin e nel Cpr di Gjader per esaminare la loro richiesta di protezione internazionale mediante una procedura accelerata e di frontiera.

L'attivista di sinistra parla espressamente di una "vergognosa operazione in Albania, di coloniale memoria" con la quale l'esecutivo italiano si sarebbe fatto "avanguardia di un attacco europeo contro le migrazioni e il diritto". Salis festeggia per il "tentativo, per ora fallito, di esternalizzare la detenzione in un campo di concentramento sul territorio straniero e di accelerare le procedure di valutazione e rimpatrio dei migranti" perché tutto questo secondo lei rappresenta "una crudele sofferenza e un'umiliazione per le persone deportate in alto mare, trattate come umanità sacrificabile". Non contenta, parla anche di una "prova di assoluta incompetenza, dato che l'illegittimità dell'operazione era evidente fin dall'inizio" nonché di una "inquietante forzatura da destra del diritto internazionale, che tutela i diritti delle persone in movimento".

Nei suoi sessanta secondi di discorso nell'emiciclo europeo la parlamentare di "The Left" ha anche occasione di sollecitare, in qualche modo, le dimissioni di Giorgia Meloni perché a capo di un governo "che ha esposto il proprio Paese ad una simile figuraccia internazionale" e che avrebbe dimostrato "manifesta incapacità e mancanza di etica". In tutto questo Il Parlamento europeo avrebbe anche il dovere di "prendere le distanze e condannare" l'operazione Albania che dovrebbe essere "immediatamente interrotta, mentre dobbiamo impegnarci per creare canali sicuri per la migrazione", conclude.

Al termine del suo intervento, Salis è stata fermata dal presidente di turno dell'Assemblea che voleva chiedere se voleva accettare dalle eurodeputate leghiste Susanna Ceccardi e Anna Maria Cisint la cosiddetta "blue card", ovvero la richiesta di porgere una breve interrogazione al membro Ue che ha appena parlato con risposta immediata. Tuttavia, come era già capitato in un'altra occasione poche settimane fa subito dopo lo scontro con Viktor Orban, la donna ha preferito rifiutare di sottoporsi alle domande del gruppo dei Patrioti: in questo, visibilmente sostenuta dai suoi colleghi di partito con un chiaro "No" esclamato in Aula. Le due parlamentari leghiste hanno quindi applaudito sarcasticamente alla Salis per avere rigettato lo svolgimento di un confronto diretto.

Pochi minuti dopo per lei è arrivata anche la prima conferenza stampa in ambito internazionale a seguito della richiesta di revoca dell'immunità parlamentare chiesta dall'Ungheria in merito al suo processo in cui è imputata per lesioni e partecipazione a un'associazione criminale per quello che è successo a Budapest nel febbraio 2023. Salis ribadisce che nel Paese magiaro non è possibile avere un processo equo e respinge tutte accuse penali e personali ricevute in questi mesi e aggiunge: "La mia intenzione non è difendermi dal processo ma all'interno di un processo che sia giusto. Il problema è che un processo di questo tipo non può svolgersi in Ungheria e ne abbiamo avuto ampie prove".

Visto quello che ha subìto lei nell'Est dell'Europa, l'onorevole si augura che si possa arrivare a un iter che in qualche modo possa estromettere l'Ungheria fuori dall'Ue, anche se dal punto di vista legislativo questo tipo di percorso è molto difficile: "La situazione politica in Ungheria è sicuramente grave e penso che questa tendenza debba essere emarginata il primo possibile, perché questa deriva autoritaria è molto pericolosa".

Ecco quindi che, con l'ausilio dell'Europarlamento lei vorrebbe infine arrivare a far spostare il processo fuori dallo Stato governato da Orban: probabilmente, come auspitato da suo padre Roberto qualche mese fa, per trasferirlo in Italia o in Germania.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica