La riforma del patto di Stabilità è stata approvata questo pomeriggio dal parlamento europeo in seduta plenaria con larga maggioranza. Tuttavia, tutti i deputati italiani hanno fatto una scelta precisa: si sono astenuti o hanno votato contro. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Marco Zullo di Renew Europe, Lara Comi e Herbert Dorfmann del Ppe. Raramente era capitato che tutti i partiti italiani fossero sulla stessa linea, tranne il Movimento 5 stelle che ha votato "no".
Tra i punti approvati nel nuovo patto di Stabilità c'è l'obbligo, per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60%, di presentare un piano di riduzione in 4 anni. L'Europa concede l'estensione a 7 anni ma solo in cambio di riforme e investimenti specifici. I Paesi con un debito eccessivo saranno tenuti a ridurlo in media dell'1 % all'anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil, e dello 0.5% all'anno in media se è tra il 60% e il 90%. Se il disavanzo di un Paese è superiore al 3% del Pil, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l'1.5%. Il Consiglio deve ora dare la sua approvazione formale ai provvedimenti. Una volta adottati, entreranno in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'UE. Gli Stati membri dovranno presentare i loro primi piani nazionali entro il 20 settembre.
I partiti di maggioranza non hanno votato a favore "perché permangono molti punti di criticità". Il Pd si è astenuto "per non approvare un Patto negoziato dal Governo Meloni". La scelta, soprattutto degli esponenti del Pd, può essere spiegata con l'attuale campagna elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Il Partito democratico, che con la sua astensione ha di fatto sconfessato il lavoro di Paolo Gentiloni, che ha proposto il patto e, nella spiegazione di Elly Schlein, questa scelta è stata giustificata dal fatto che questo non è il Patto presentato dalla Commissione, in quanto sarebbe stato pesantemente modificato dagli Stati durante il Consiglio. "Immagino ci siano ragioni di politica interna", ha risposto Gentiloni ai giornalisti che gli facevano domande in merito. Per un giorno "abbiamo unito la politica italiana", è stato il suo commento sarcastico.
"Condanna l'Italia a tagli miliardari che colpiranno ogni anno sanità, diritti, investimenti, imprese, infrastrutture e crescita, per dare spazio a nuove manovre lacrime e sangue", è il commento di Giuseppe Conte. "Si torna all'austerità, si chiude la porta in faccia al radicale cambiamento che avevamo avviato in Europa nel segno della solidarietà e della crescita con i 209 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza", prosegue nel suo messaggio social dopo il voto.
L'astensione della maggioranza di governo italiana, composta da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia si rifà a una serie di ragionamenti in relazione alle criticità ed è una scelta che si profilava all'orizzonte già lo scorso 12 aprile, all'Ecofin. In quell'occasione, il ministro dell'Economia Giorgetti spiegò che "noi avremmo votato la proposta della Commissione. Peccato che la larga maggioranza dei Paesi non l’avrebbe votata. E quindi, com’è noto, in queste sedi bisogna ragionare per compromessi". Quindi, aggiunse, "ci sono compromessi alti e compromessi bassi, ma la proposta della Commissione purtroppo non aveva consenso e maggioranza per poter passare".
La delegazione della Lega a Strasburgo parla di una "serie di provvedimenti che, sebbene migliorati rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro e all'impegno del ministro Giancarlo Giorgetti, rappresentano un compromesso che purtroppo presenta ancora elementi critici".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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