La verità sul Pnrr e sui ritardi dell'Italia

La proroga all'Italia sulla terza tranche del Pnr "non è un fatto eccezionale", sottolinea il commissario Ue Gentiloni, assicurando flessibilità. Ecco quali altri Paesi hanno fatti i conti coi ritardi

La verità sul Pnrr e sui ritardi dell'Italia

Non c'è solo l'Italia. Ci sono state anche Austria, Danimarca, Spagna, Romania e Slovenia. Allargare l'orizzonte aiuta a comprendere e parametrare meglio lo stato dell'arte europeo (e dunque italiano) sul Recovery plan. La proroga di altri 30 giorni concessa dalla Commissione Ue al nostro Paese per valutare il raggiungimento di tre target del Pnrr (su 55) fissati per il 31 dicembre 2022, non è infatti un'eccezione nell'eurozona. E questo, di per sé, aiuta a spegnere certe speculazioni eccessive sull'argomento. "Ricordo che una decisione analoga è stata già presa per 7-8 paesi. Non credo che il senso di queste verifiche debba essere troppo esagerato", aveva osservato nelle scorse ore il commissario Ue agli affari economici, Paolo Gentiloni, di fatto spegnendo certi allarmismi polemici sorti in Italia anche e soprattutto in area dem.

Pnrr, le proroghe Ue agli altri Paesi

"Il punto è che la sfida per attuare un piano di queste dimensioni, ricordiamo che in Italia si tratta di un progetto da 191 miliardi ai quali si aggiungono ulteriori fondi, è una sfida molto seria", aveva aggiunto l'ex premier, sottolineando l'oculatezza richiesta anche al nostro Paese per centrare gli obiettivi previsti e ottenere i fondi europei. In questo senso, la proroga concessaci dall'Ue è da considerarsi "non inusuale", per utilizzare l'espressione da manuale di burocratese adottata dal portavoce della Commissione, Veerle Nyts, in merito al rinvio alla tranche di fondi per l'Italia da 19 miliardi. Analoghe proroghe hanno riguardato Paesi come l'Austria, la Danimarca, la Spagna e la Slovenia. La Romania aveva chiesto di "congelare" le verifiche europee di sette mesi. La Lituania, diversamente, non avendo completato tutti gli obiettivi previsti entro la prima rata, si era vista sforbiciare i fondi di un quinto.

Gentiloni: "Ritardo non è un fatto eccezionale"

Attualmente, ha ribadito Gentiloni stamani intervenendo al forum Ambrosetti a Cernobbio, "stiamo discutendo l'erogazione della richiesta a fine dicembre e il fatto che su questa richiesta ci sia qualche settimana di ritardo non è un fatto eccezionale, nel senso che credo che sia avvenuto per 6-7 paesi che, concordemente con la commissione, essendoci alcuni obiettivi da verificare più nel dettaglio, hanno accettato di prendersi 1-2 mesi in più". L'ex premier ha aggiunto che è stata approvata la revisione di piani per tre paesi, Lussemburgo Germania e Finlandia, ma "si trattava di piani in relazione all’economia di questi paesi meno importanti di quanto possa essere il piano dell’Italia, Spagna, Romania e Portogallo: Paesi in cui il piano è molto importante".

Recovery Plan, a che punto è l'Italia

Pertanto - ha aggiunto Gentiloni - "c'è un margine certamente" di revisione. Va altresì ricordato che il nostro Paese non è affatto messo male sul fronte delle sovvenzioni sinora erogate. Su 191 miliardi di euro chiesti, l'Italia ha già incassato 66,9 miliardi di euro, ovvero il 34,9% del totale. Solo Spagna (44,7%) e Grecia (36,4%) hanno finora ottenuto una fetta più grande del loro Pnrr. Al terzo posto segue per l'appunto il nostro Paese.

"Quando arriveranno le proposte di emendamento da parte italiana la Commissione è pronta ad esaminarle con il massimo di collaborazione e di flessibilità", ha assicurato Gentiloni a Cernobbio.

Parole destinate a ridimensionare alcune polemiche sorte negli ultimi giorni e rivolte dalla sinistra al governo, sebbene i rilievi in corso siano su interventi adottati con Draghi premier.

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