Roma - Volano i coltelli. Il partito di Annozero contro La7, nuovo nemico e simbolo del conflitto d'interessi. Contro il tanto osannato Enrico Mentana adesso si muove l'esercito del Fatto che ospita un intervento al vetriolo firmato da Michele Santoro e un editoriale d'assalto di Marco Travaglio. Palazzo Chigi tiene sotto scacco Telecom: questa la tesi del tribuno che, dopo aver mandato a quel paese la Rai e tutti i dirigenti di viale Mazzini (riuscendo a litigare anche con il presidente Paolo Garimberti) e aver incantato le folle di Bologna per i 110 anni della Fiom, adesso muove le proprie schiere contro La7.
Bisogna fare un passo indietro. L'arrivo di Santoro a La7 era stato dato per certo sin dal suo addio alla Rai. Un Mentana gongolante aveva dato la notizia al telegiornale tra sorrisi e mezze verità. Era il 6 giogno. Nel mezzo c'è stata una trattativa estenuante che ha portato i vertici di la7 a non accettare i diktat di Santoro e a rinunciare al suo arrivo. Ma a mandare su tutte le furie il presentatore di Annozero è stata un'intervista di Mentana al Corriere della Sera in cui svelava i motivi del mancato accordo. "Mi hanno telefonato sia il presidente esecutivo di Telecom, Bernabè, sia il presidente di Telecom media, Stella - spiegava ieri Mentana - mi hanno spiegato che è stata una loro scelta". Santoro chiedeva assoluta libertà. "L’editore, accordandogliela, rivendicava il diritto di conoscere i contenuti delle trasmissioni, dovendone rispondere - raccontava Mentana - del resto qualsiasi giornalista non può dire o scrivere quel che gli pare. Esistono obblighi di legge".
Un'intervista che ha mandato su tutte le furie Santoro. No, non l'ha proprio digerita. Così ha smosso i colleghi del Fatto Quotidiano ed andato all'attacco. Mentana da amico è diventato un nemico, da maestro del giornalismo a personaggio "diversamente libero", da santo dell'informazione a maligno difensore del conflitto d'interesse. "Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione - accusa Santoro nella sua lettera al Fatto - ritengo che abbia nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi". Per il tribuno di Annozero, la ricostruzione fatta da Mentana è sbagliata e falsa, ma tra le righe appare chiaro che il problema non è stata la libertà sul conduzione del programma, ma l'esigenza di avere le mani libere. Santoro vorrebbe che La7 fosse come la Rai: un'emittente in cui può fare e dire tutto quello che vuole senza, però, dover rispondere dei propri errori. D'altra parte, per lui, è una prassi consolidata da anni di invettive e attacchi a senso unico dalle telecamere pubbliche. "Anche se nessuno dei quattro annunciati macachi è arrivato (e mi sembra improbabile, a queste condizioni, l'arrivo di Milena Gabanelli) - continua Santoro - auguro di cuore a Mentana di poter continuare il suo straordinario lavoro del quale sarò accanito tifoso". Già.
Se per Santoro adesso La7 "è meno libera di sicuro", per Travaglio la colpa è solo di una persona: Silvio Berlusconi. Manco a dirlo. "Per la sua natura di detentrice della rete telefonica, vero e proprio sistema nervoso della società, Telecom è soggetta su molte materie a un forte potere regolatorio del governo e dell'Authority per le comunicazioni - spiega Giorgio Meletti sul Fatto - l'idea che Telecom possa essere chiamata a rendere conto ai tavoli 'informali' della politica dell'eventuale ingaggio di un Michele Santoro nella sua tv, La7, non è dunque per niente dietrologica". Per Travaglio sta proprio qui il conflitto d'interessi di cui si sarebbe macchiato il governo. La ricostruzione, però, appare davvero dietrologica.
Insomma, una ricostruzione fatta ad hoc dal Fatto per non ammettere che Santoro voleva a La7 quello che ha sempre ottenuto in Rai: le mani libere su tutto e uno spazio in prima serata per serrare le file del popolo anti Cav.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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