Federauto, sempre più giù le immatricolazioni: -19% a settembre

Nelle concessionarie (circa 1.000.000 di occupato considerando l'indotto) è allarme rosso. Le richieste al governo del presidente Filippo Pavan Bernacchi: «Abbiamo bisogno di parlare di sostegni per le auto a basso impatto ambientale come quelle a Gpl e metano»

«Secondo le stime del nostro osservatorio, che hanno dimostrato sul campo essere molto affidabili, il mercato di settembre 2010 delle auto nuove si è chiuso registrando un circa -19%. Ma il calo vero, togliendo dalle 154.000 immatricolazioni consuntivate in settembre le kilometrizero, sfiora ancora una volta il -30%», esordisce il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, l'associazione dei concessionari d'auto di tutti i marchi commercializzati in Italia, che prosegue: «E così il mercato italiano dell'auto continua a macinare risultati negativi, confermando il quadro a tinte fosche disegnato nei mesi precedenti con dovizia di particolari. Sembra quasi paradossale che in un momento difficile come quello che stiamo attraversando, si assista a Parigi alla celebrazione di ambiziosi programmi produzione di molta parte dell'industria automobilistica, dando la sensazione di ignorare le gravi conseguenze che stiamo pagando, specie noi concessionari, proprio per l'eccesso di produzione che è la causa principale del dissesto del nostro settore».
I concessionari d'automobili, in Italia, impiegano direttamente circa 178.000 addetti e fatturano il 6% del Pil. Con le case automobilistiche questi numeri raddoppiano, 400.000 addetti e il 12% del Pil. Secondo recenti dichiarazioni dei sindacati e delle associazioni dei costruttori, considerando l'indotto si arriva a oltre 1.000.000 di occupati e a sfiorare il 20% del Pil.
«Sono numeri con cui il Paese non può scherzare - ricorda Pavan Bernacchi -: molte volte si parla dell'auto a vanvera, come se fosse un nemico della collettività. Tutt'altro, perché garantisce un bene prezioso: la mobilità. E in più si tenga presente che negli ultimi vent'anni le emissioni inquinanti hanno subito una caduta verticale e grazie a dispositivi come Abs, Esp, Airbag, materiali collassanti, e grandi investimenti, la mortalità sulle strade si è dimezzata. Con grandissimi benefici per la collettività tutta, e per i costi del sistema sanitario nazionale. Io continuo a insistere che è d'obbligo guardare al comparto automobilistico italiano come una grande risorsa. E lo Stato dovrebbe continuare a favorire lo svecchiamento del parco, da una parte per ridurre l'inquinamento che tante malattie porta con sé, dall'altro per ridurre gli effetti degli incidenti, quali la morte e l'invalidità permanente. E ancora, il "sistema paese" ne trae un grave danno perché la crisi dell'auto pone un costo sociale, attivato da tutte le imprese collegate al mondo dell'auto, rilevante in termini di riduzione dell'occupazione, ricorso agli ammortizzatori sociali, riduzione del gettito fiscale. Solo quest'ultimo aspetto costerà quest'anno allo Stato circa 2 miliari di euro. Basti pensare al mancato introito dell'Iva e di altre imposte».
Conclude Pavan Bernacchi: «Siamo entrati nella fase finale dell'anno e ci auguriamo che il governo, magari nominando finalmente un nuovo ministro dello Sviluppo economico, faccia un gesto concreto aprendo un tavolo di confronto con Federauto al fine di porre le basi per un 2011 migliore per tutti. Abbiamo bisogno di parlare di sostegni per le auto a basso impatto ambientale come quelle a Gpl e metano, non di "incentivi alla rottamazione", sia ben chiaro. Come pure di ricercare una corretta fiscalità per le auto aziendali.

Se poi possiamo correggere alcune distorsioni come l'indeducibilità degli interessi passivi per il nostro comparto, dell'Iva che su alcune vetture usate viene pagata due volte, in spregio a ogni principio di buon senso, e altro, sarebbe un grande successo. Al governo chiedo ancora: ora che avete risolto i vostri problemi interni dateci un interlocutore».

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