Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.
La notizia. Il Giappone, paese tristemente famoso per il karoshi (la morte da superlavoro), ha dato il via libera alla riforma che regola speciali permessi familiari, consentendo ai dipendenti-genitori con figli sotto i tre anni di lavorare meno ore al giorno e di evitare lo straordinario.
L'iniziativa, approvata all'unanimità in parlamento con un'intesa bipartisan, prevede l'istituzione di un nuovo sistema in cui i datori di lavoro rendano possibile ai propri impiegati-genitori, nel caso essi lo desiderino, lavorare per circa sei ore al giorno e rinunciare al turno straordinario. Il provvedimento, inoltre, estende il periodo di permesso per assentarsi dal lavoro dopo la nascita di un figlio, passando a 14 mesi dagli attuali 12. Prevista anche una forma di sostegno per le persone con a carico familiari in bisogno di assistenza, con permessi di 5-10 giorni nell'arco di un anno.
Obiettivo immediato della nuova legge è prevenire eventuali forme di discriminazione sul lavoro per i genitori di bambini piccoli, tra i soggetti maggiormente a rischio nell'attuale periodo di crisi economica con conseguente riduzione del personale. Sulla lunga distanza, invece, il provvedimento si inserisce nella serie di interventi a sostegno della famiglia per tentare di dare una scossa al tasso di natalità, tra i più bassi al mondo, con una quota raggiunta nel 2008 di appena 1,37 figli per donna. (fonte: Ansa, 24 giugno 2009)
Fuori dalla notizia. L'esperimento è durato poco più di due anni. Domani, 1 settembre 2011, il Giappone tornerà alle antiche (cioè moderne) abitudini. Verranno infatti abolite le misure allora definite «anti karoshi», cioè «anti morte per superlavoro», introdotte nell'estate del 2009 con una riforma che in parlamento aveva ottenuto un'approvazione bipartisan.
«La gente vuole lavorare, non sa che farsene di tutti quei permessi e agevolazioni», ha detto Kobayashi Kenzaburo, un esponente sindacale.
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