FUORI DALLA NOTIZIA - Al «pellegrino del Tempo» piace un sacco la Karina

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo

Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non si sa. Proviamo a immaginarlo.

La notizia. «Io», «tu», «noi», «due», «tre» e «cinque»: se un uomo odierno venisse catapultato nell'età della pietra, potrebbe riuscire a comunicare con i propri antenati utilizzando queste sei parole. Sono questi infatti, secondo un'équipe di linguisti dell'Università di Reading, in Gran Bretagna, i vocaboli che si sono evoluti di meno e sono restati più fedeli alla loro antica radice indoeuropea. Gli studiosi - che hanno analizzato similarità e differenze tra diverse parole nelle lingue europee, mediorientali e del subcontinente indiano per scoprire quali si sono allontanate di più e quali di meno dalla loro origine comune - hanno inoltre identificato quali vocaboli della lingua inglese sono invece destinati a scomparire nei prossimi mille anni. Parole come throw (gettare), stick (bastone), dirty (sporco) e squeeze (spremere) sono già talmente diverse dalle equivalenti in lingue «vicine» come il tedesco, che probabilmente continueranno a evolversi.
Secondo Mark Pagel, il ricercatore che ha guidato lo studio, sebbene la maggior parte delle parole nelle diverse lingue siano cambiate notevolmente nel tempo, creare una sorta di «frasario per l'età della pietra» è possibile. A cambiare meno nel tempo, ha spiegato Pagel al Times, sono stati soprattutto i numeri ed i pronomi, probabilmente per via del loro frequente utilizzo e del loro preciso significato. I nomi si evolvono più lentamente dei verbi ed i verbi a loro volta mutano meno degli aggettivi. In genere, le parole che vengono usate meno sono quelle che cambiano di più. Nel caso di molti vocaboli, tuttavia, a preservarsi è stato soltanto il suono. Utilizzando un nuovo supercomputer IBM, Pagel ha tracciato l'evoluzione delle lingue da 30mila anni a oggi e ha scoperto che le parole più antiche hanno più di 10mila anni, ovvero che risalgono a prima dell'avvento dell'indoeuropeo originale, nato non più di 9mila anni fa. «Ci sono suoni e parole che precedono l'indoeuropeo. Vocaboli come thou (tu), I (io) e who (chi) sono probabilmente vecchi di 10mila o 15mila anni. I suoni usati allora sono molto simili a quelli utilizzati oggi», ha dichiarato Pagel. E ha aggiunto: «Tramandiamo e conserviamo certe parole così come facciamo con i nostri geni. Il linguaggio spesso dimostra una fedeltà sorprendente». (Ansa, 26 febbraio 2009)

Fuori dalla notizia. «L'ho trovato più o meno a metà strada fra le stazioni di rifornimento C329 e C330. Appena mi ha visto arrivare sul mio vettore PXR alimentato a soia, ha cominciato a sbracciarsi e a urlare: "I water you. I water you!!!". Io non capivo che cosa volesse dirmi. Per fortuna, con me viaggiava il professor Jules Pogorelic. È stato lui a spiegarmi di chi si trattasse...». Così Karina Engelaar, coordinatrice del Ventottesimo distaccamento del Sahara, ha raccontato ieri la sua presa di contatto con il «pellegrino del Tempo», com'è stato subito ribattezzato da tutti i network galattici l'alieno giunto sulla Terra dal secolo scorso. Mario Rossi, questo il vero nome dell'uomo, «con quell'invocazione - ha spiegato Pogorelic, il massimo esperto latteo in lingue antiche e moderne - si rivolgeva a Karina esortandola a giacere con lui per assicurare al pianeta la sopravvivenza della specie homo sapiens sapiens. "I" significa "io" e "you" significa "tu", mentre "water" sta per "acqua", ma anche, in senso generale, per "vita".

E proprio la strettissima correlazione, nella richiesta del Rossi, fra "acqua" e "vita" ci porta a credere che, intorno alla metà del secolo scorso (l'area temporale dalla quale Rossi proviene, ndr) il nostro pianeta abbia conosciuto una terribile crisi idrica».

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