Roma - «Gli insegnanti sono pagati pochissimo perché sono troppi, sono quantitativamente superiori al fabbisogno». Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, intervistata da Che tempo che fa ha ribadito ancora una volta che le retribuzioni del personale docente sono una causa direttadell’eccesso di offerta.
Gelmini ha ricordato che chi insegna in una scuola superiore con 15 anni di anzianità in Italia prende circa 20mila euro in meno di un collega tedesco. «Dobbiamo pagarli adeguatamente perché questo non è giusto ma se si aumenta il loro numero all’infinito sono proletarizzati».
La titolare del dicastero di Viale Trastevere ha precisato che la riforma scolastica ha tagliato gli sprechi. «Mi sentirei in colpa se avessi tagliato sulla qualità della scuola, non ho licenziato nessuno, ma abbiamo contenuto la pianta organica e liberato risorse che hanno permesso di non bloccare gli scatti di anzianità per gli insegnanti », ha sottolineato.
Le affermazioni del ministro Gelmini sono suffragate anche da quanto riporta la Ragioneria Generale dello Stato nel Conto della pubblica amministrazione. Nel 2009 il comparto Istruzione con un milione e 74mila addetti ha rappresentato il 32,4% del totale dei dipendenti pubblici. Tra questi lavorano, a tempo indeterminato e determinato, 832mila insegnanti e 231mila unità di personale a.t.a. (assistenti e bidelli). Il costo del loro lavoro nel 2009 si è attestato a 45,6 miliardi di euro, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. La scuola assorbe il 27,1% delle risorse statali. Le retribuzioni medie annue sono passate da 26.500 euro nel 2007 a 30.500 euro nel 2009.
Le contestazioni dei detrattori dell’attuale governo rappresentano, perciò, un autentico falso. «La spesa nella scuola è aumentata del 30% negli ultimi 10 anni», ha aggiunto Gelmini precisando che «sono quasi 200mila i bidelli, vengono spesi 600 milioni per le imprese di pulizia, ci sono più bidelli che carabinieri per avere delle scuole sporche».
Ecco perché la scuola «deve tornare a essere un ascensore sociale» ma per farlo «bisogna cambiare le regole» e «bisogna pensare che serve agli studenti e non agli insegnanti». Le carenze strutturali alle quali porre rimedio, infatti, sono tante. «Oggi - ha chiosato - non possiamo dire che il nostro Paese è egualitario: c’è il divario Nord-Sud, c’è la fuga dei cervelli all’estero» e tutto ciò che possa far compiere un salto in avanti è bene accetto. Come l’avvento dei privati nel sistema universitario. «Non c’è nulla di male - ha rimarcato - se i privati entrano nei consigli di amministrazione delle università. Bisogna superare la contrapposizione tra pubblico e privato».
L’ennesima piazzata della sinistra, mascherata da manifestazione a difesa della Costituzione, perciò si fonda «su un presupposto sbagliato» perché «da questo governo non c’è stato nessun attacco alla scuola pubblica».
Anzi, ha osservato Gelmini, «molti di quelli che sono scesi in piazza in difesa della scuola pubblica, mandano i figli a quella che loro chiamano scuola privata e lo trovo un po’ incongruente ». Chissà se ai vari Santoro, Melandri & Moretti saranno fischiate le orecchie...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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