Gelmini: "Vanno in piazza per la scuola ma mandano i loro figli negli istituti privati"

Il ministro dell'Istruzione da Fabio Fazio: "Se gli insegnanti sono pagati poco è perché sono troppi. Bisogna iniziare a pensare agli alunni, non solo alle esigenze di chi li educa". Bilanci: "Mi sentirei in colpa se avessi tagliato sulla qualità. Non ho licenziato nessuno"

Gelmini: "Vanno in piazza per la scuola 
ma mandano i loro figli negli istituti privati"

Roma - «Gli insegnanti sono pa­gati pochissimo perché sono troppi, sono quantitativamen­te superiori al fabbisogno». Il ministro dell’Istruzione, Ma­riastella Gelmini, intervistata da Che tempo che fa ha ribadi­to ancora una volta che le retri­buzioni del personale docente sono una causa direttadell’ec­cesso di offerta.

Gelmini ha ricordato che chi insegna in una scuola superio­re con 15 anni di anzianità in Italia prende circa 20mila eu­ro in meno di un collega tede­sco. «Dobbiamo pagarli ade­guatamente perché questo non è giusto ma se si aumenta il loro numero all’infinito sono proletarizzati».

La titolare del dicastero di Viale Trastevere ha precisato che la riforma scolastica ha ta­gliato gli sprechi. «Mi sentirei in colpa se avessi tagliato sulla qualità della scuola, non ho li­cenziato nessuno, ma abbia­mo contenuto la pianta organi­ca e liberato risorse che hanno permesso di non bloccare gli scatti di anzianità per gli inse­gnanti », ha sottolineato.

Le affermazioni del ministro Gelmini sono suffragate an­che da quanto riporta la Ragio­neria Generale dello Stato nel Conto della pubblica ammini­strazione. Nel 2009 il compar­to Istruzione con un milione e 74mila addetti ha rappresenta­to il 32,4% del totale dei dipen­denti pubblici. Tra questi lavo­rano, a tempo indeterminato e determinato, 832mila inse­gnanti e 231mila unità di perso­nale a.t.a. (assistenti e bidelli). Il costo del loro lavoro nel 2009 si è attestato a 45,6 miliardi di euro, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. La scuola assorbe il 27,1% del­le risorse statali. Le retribuzio­ni medie annue sono passate da 26.500 euro nel 2007 a 30.500 euro nel 2009.

Le contestazioni dei detrat­tori dell’attuale governo rap­presentano, perciò, un autenti­co falso. «La spesa nella scuola è aumentata del 30% negli ulti­mi 10 anni», ha aggiunto Gel­mini precisando che «sono quasi 200mila i bidelli, vengo­no spesi 600 milioni per le im­prese di pulizia, ci sono più bi­delli che carabinieri per avere delle scuole sporche».

Ecco perché la scuola «deve tornare a essere un ascensore sociale» ma per farlo «bisogna cambiare le regole» e «bisogna pensare che serve agli studen­ti e non agli insegnanti». Le ca­renze strutturali alle quali por­re rimedio, infatti, sono tante. «Oggi - ha chiosato - non pos­siamo dire che il nostro Paese è egualitario: c’è il divario Nord-Sud, c’è la fuga dei cer­velli all’estero» e tutto ciò che possa far compiere un salto in avanti è bene accetto. Come l’avvento dei privati nel siste­ma universitario. «Non c’è nul­la di male - ha rimarcato - se i privati entrano nei consigli di amministrazione delle univer­sità. Bisogna superare la con­trapposizione tra pubblico e privato».

L’ennesima piazzata della si­nistra, mascherata da manife­stazione a difesa della Costitu­zione, perciò si fonda «su un presupposto sbagliato» per­ché «da questo governo non c’è stato nessun attacco alla scuola pubblica».

Anzi, ha os­servato Gelmini, «molti di quelli che sono scesi in piazza in difesa della scuola pubbli­ca, mandano i figli a quella che loro chiamano scuola privata e lo trovo un po’ incongruen­te ». Chissà se ai vari Santoro, Melandri & Moretti saranno fi­schiate le orecchie...

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