Tra le botteghe storiche e i piatti della tradizione

Ecco qualche idea per il fine settimana pasquale che ci attende.
Ore 19. Venerdì. Aperitivo con i ricordi. Un aperitivo, sul vicolo di Salita Pollaioli, fra tavolini antichi del «Caffè degli specchi» (Salita Pollaioli, 43 r - 0102468193).
Aperitivi curiosi e originali, ma anche una saletta da the fra tavoli liberty e specchi lievemente scrostati dalla storia. Non manca la possibilità di un piatto freddo, una enoteca niente male, ambiente caldo e accogliente. Anche un «tete a tete».
Ore 10. Sabato. Nel grandioso edificio dei Grimaldi. In piazza Pellicceria, 1 si può visitare la «Galleria Nazionale di Palazzo Spinola» che ha sede nel grandioso palazzo costruito per conto dei Grimaldi nel XVI secolo su un nucleo più antico, su progetto probabilmente dell'Alessi. Nel Settecento passò agli Spinola che costruirono il loggiato centrale con un corpo a due piani. Da notare la raffinata decorazione del prospetto a stucchi opera di Domenico Parodi (1668-1740). Il palazzo ha mantenuto negli arredi e nelle decorazioni l'aspetto di nobile dimora sei-settecentesca. In Galleria opere di Antonello da Messina, del Grechetto, di Anton Van Dick (splendido il suo «Ritratto di fanciullo»). Orario: domenica e festivi 13.30-19.30.
Ore 17. Sabato. Un giro fra i vicoli e le botteghe storiche.
La farinata è un simbolo delle tradizioni genovesi. Sono rimaste poche le cosiddette «sciamadde» (fiammate) che offrivano farinate e torte genovesi. Un salto in via Giustiniani lo si può fare, comunque, per avvicinarsi alla «Antica Sa Pesta». Il nome rivela che il locale era in passato un deposito di sale. Dal 1810 trattoria e osteria. Caratteristiche le volte a crociera intonacate nella prima sala e a padiglione lunettate nell'altra. Un pavimento in genere piastrellato, sgabelli originali. Non mancano, fondamentali, i forni a legna per torte e farinate.
Ore 21. Sabato. Alla ricerca di una buona tavola genovese.
Un salto a «Campo di Ne» (sulle colline della città, si esce a Lavagna e si sale verso la Val Graveglia). La trattoria si chiama «La Brinca» (tel. 0185337480). La Brinca, soprannome al femminile di Texinin (Teresina) dei Brinche, visse e lasciò il nome a questa casa colonica a metà dell'800. Nel 1987 la famiglia Circella la trasforma in una trattoria e «caneva con fundegodo vin...» (cioè osteria con bottega e cantina come si usava allora...).
Piatti da assaporare: «i ravioli alla brace», ricetta della nonna, «il prebugiun di Ne» l'antico piatto unico dei contadini, le «foglie di boraggine in pastella e fritte» l'erba magica del posto. I primi: «ravioli di erbette cu tuccu», poi i «taglierini e le piccagge». Un secondo su tutti: «maialetto a cottura lenta all'allora con le castagne». Un dolce: «torta soffice di ricotta dell'Aveto». Cantina sconfinata.
Ore 10. Domenica. Incontro con un antico palazzo nobiliare. Di fronte alla storica chiesa di San Matteo, ecco il Palazzo di Lamba Doria (piazza San Matteo, 15).

Capolavoro dell'architettura genovese del XIII secolo fu donato dalla Repubblica a Lamba Doria quale vincitore della battaglia navale di Curzola nel 1298. Il palazzo fu danneggiato dai bombardamenti del 1942 e restaurato nel 1951. In pianterreno si innalza l'armoniosa loggia su arcate ogivali.

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