Simone Braglia, l'eroe dell'Anfield Road, vive un momento di amarezza sia per la sua avventura dirigenziale finita al Savona, sia per la sorte che sta caratterizzando il «suo» per altro immutabile Grifone.
A Savona come è andata, Braglia?
«Incompatibilità. Sono una persona che crede alle promesse, e purtroppo sono mancate. Ho preferito andarmene, ho sempre amato ambienti sinceri e tranquilli».
Forse l'arrivo di Pruzzo?
«No, Pruzzo è un amico, nulla contro di lui. Solo rapporti un po' burrascosi con il presidente. Non ci siamo capiti».
Ora torni al tuo lavoro di commercialista?
«Anche, ma posso tranquillamente pensare anche al mondo del calcio, mi ci trovo bene. La poca esperienza al Savona mi ha dimostrato che posso fare molto in questo ambiente».
Parliamo del Genoa. Un disastro...
«Calma, sette partite perse le ho vissute anch'io. Può succedere. Tutto sta a capire certi momenti e a reagire».
Ma chi deve reagire?
«Tutti, dall'allenatore ai calciatori. Non è pensabile che si sia a livelli così bassi».
Parlami di Frey, anche col Chievo ha fatto una grossa papera sul quarto gol. È possibile?
«Attenzione, ho sempre detto che non si possono gettare tutte le colpe sempre sul portiere».
E allora?
«E allora, il portiere a volte subisce gol perché davanti ha una difesa disordinata e poco attenta».
Come quella del Genoa di oggi...
«Esatto. Il portiere deve avere la sicurezza che è coperto, che non è lasciato solo. Anch'io, a volte, sono stato accusato di ingenuità, ma non era colpa mia. Molto dipende dall'organizzazione difensiva».
Dicono che Delneri sappia soprattutto costruire una difesa. Non sembra fino ad ora.
«È possibile.
Andrà in B il Genoa?
«È ancora presto, a gennaio molte cose si metteranno a posto e poi, ricordate, tutto sta nei giocatori, reazioni, voglia di giocare e di vincere... Noi eravamo così».
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