Riepilogando, Silvio Berlusconi ha semplicemente detto: fondo un nuovo partito, il Popolo della Libertà, sciolgo Forza Italia e la faccio confluire in questo partito e chi si vuol riunire a questo nuovo soggetto si faccia avanti. Se non ci stesse nessuno, vado avanti da solo. Poi ha parlato con Walter Veltroni, che è quello che conta di più dallaltra parte, e gli ha comunicato che è disposto a fare una riforma elettorale insieme. Berlusconi ha affermato anche che vuole andare al voto. Veltroni ha sostenuto che il governo non si tocca, ma solo perché pensa che cada da solo.
Questi sono i fatti. Naturalmente si sono scatenati i partiti soprattutto nel centrodestra. Gli stessi partiti che per anni avevano sostenuto che così non si poteva andare avanti. Una volta i partiti piccoli li chiamavano cespugli. Poi questi partiti si sono un po rinforzati e sono diventati delle aiuole. Ma può unaiuola contare quanto un parco? Probabilmente Berlusconi, che è dotato di pollice verde, avrà fatto questa riflessione e agito di conseguenza. Nessuno può onestamente dire a Berlusconi che in questi anni non abbia fatto di tutto per tenere insieme la coalizione. Certo, ha fatto anche errori e quello più grosso è stato dare troppo retta sulle riforme fondamentali ai dubbi di questo e di quello. Vedete, il fatto che Berlusconi abbia chiamato il nuovo soggetto politico Popolo della Libertà è piuttosto significativo. Vuol dire che al di là di tutte le diatribe interne quello che a Berlusconi sta a cuore è tornare a rappresentare in modo diretto, semplice e carico di contenuti quello che il popolo vuole. Ha detto bene Fedele Confalonieri quando ha sostenuto, ieri, che Berlusconi sul predellino della macchina gli ha fatto venire in mente Lenin, soprattutto per la fisicità con la quale Berlusconi compie i suoi passi. Per carità, non è mica un modello valido per tutti. Si può fare politica in mille altri modi, tutti legittimi. Ma Berlusconi - come dicono a Milano - è quella roba lì. Ha sentito che, ormai, la situazione di stallo della Casa delle Libertà era come una muraglia cinese tra il centrodestra e il popolo italiano. E ha fatto un passo che riporta in primo piano i contenuti e il rapporto con il popolo e butta in secondo piano i rapporti logorati interni al centrodestra.
Che succederà? Si vedrà. Quello che è certo è che una formazione di questo tipo è in grado di raccogliere più voti di Forza Italia e divenire il partito di riferimento, ancora più di prima. Cosa faranno gli altri? Si vedrà. Ma, da domenica scorsa, nessuno potrà rimproverare Berlusconi di immobilismo.
È lo stesso senso di marcia che ha guidato la nascita di Forza Italia nel 94. In un contesto diverso. Con un centrodestra che ormai ha tredici anni. Con gli stessi contenuti perché, anche oggi, il Paese ha bisogno di quelli.
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