La parola d’ordine è prudenza. "Prima di gettare nel panico gli inquilini dobbiamo dare a tutte le famiglie la certezza di un alloggio", è la premessa dell’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli. Ma sul progetto di abbattere i quartieri ghetto della città, a partire dal Giambellino, dopo l’annuncio del sindaco Letizia Moratti un mese fa le riunioni tra gli uffici comunali e quelli dell’Aler sono proseguiti. Magari a toni bassi, ma senza stop. Perché il sistema funzioni senza scatenare rivolte è necessario che ad ogni alloggio da liberare ne corrisponda uno vuoto all’interno del quartiere, per non stravolgere la vita e le abitudini dei residenti, specialmente se hanno figli in età scolastica. La mappa verrà completata entro fine anno e la prima «valvola di sfogo» saranno i 196 nuovi alloggi residenziali che rientrano nel progetto di "Abitare 1" partito con un concorso internazionale di progettazione nel 2005 e finalmente arrivato al traguardo. Un quartiere nuovo di zecca, cinque piani di alloggi nel tratto principale e diciotto per la torre, un parco da 11mila metri quadrati collegherà attraverso una passerella ciclopedonale il caseggiato alla parte di città situata al di là della linea ferroviaria e del Naviglio. Il nuovo quartiere avrà anche servizi per i giovani, negozi, un asilo per quarantacinque bimbi da zero a tre anni, parcheggi interrati. Un punto d’inizio per arrivare all’obiettivo finale: smantellare e rifare da capo il ghetto del Giambellino. La caccia agli alloggi sostitutivi per ingranare con il meccanismo degli abbattimenti si concentra anche intorno ai quartieri popolari di San Siro o viale Sarca, caseggiati che costa meno rifare da zero che continuare a ristrutturare. Ma l’incognita sono i tempi lunghi delle trattative per convincere gli inquilini a spostarsi, anche se provvisoriamente e sebbene Palazzo Marino si accolli tutte le spese, anche quelle del trasloco o dell’aggancio alle nuove utenze. E i costi: in tempi di bilancio magro Palazzo Marino punta sul coinvolgimento di banche, fondazioni, la Cassa depositi e prestiti.
È il caso di via Tofano 5, dove una torre del vecchio caseggiato Aler è stata già ristrutturata e le altre due saranno abbattute: si può dire quasi con certezza anche se il progetto risale ancora al 2007. Nel frattempo però sono state offerte soluzioni alternative ai vecchi inquilini ed entro un paio di mesi assicura l’assessore Masseroli «presenteremo il bando pubblico per finanziare la ricostruzione in parte con soldi comunali e in parte con l’aiuto dei privati, vedremo chi vorrà partecipare». Si batterà la strada del «mix sociale», alloggi alle fasce più basse accanto a giovani coppie o famiglie numerose. Un esperimento per chiudere i conti con i quartieri ghetto che diventano basi per racket e spaccio, basti pensare viale Fulvio Testi, Quarto Oggiaro o il Corvetto.
In salita il progetto di abbattere le case di via Salomone, dopo la rivolta delle 480 famiglie il Comune e l’Aler si dovranno accontentare di un restyling che non prevede traslochi forzati.
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