Gigi Riva, cosa pensa della vignetta di Forattini?
«L'ho vista venerdì alla partenza - risponde il team manager azzurro da 22 anni -, qualcuno nel gruppo si è meravigliato per quell'immagine in prima pagina. Soprattutto Pepe. Il Giornale ha colpito tutti».
Il direttore ha spiegato che si riferiva alla morte del calcio italiano, non dei giocatori.
«Non abbiamo tanti argomenti per giustificarci. Ci siamo presentati a una manifestazione sportiva da campioni del mondo venendo eliminati al primo turno. C'è solo da riflettere».
Lei ha giocato tre Mondiali da calciatore, dal '66 al '74, nei due successivi fu commentatore per RadioRai, accanto a Enrico Ameri: ha saltato solo Messico '86. Che spiegazioni dà a questo flop?
«La squadra era debole psicologicamente, solo nell'ultimo quarto d'ora con la Slovacchia ha portato avanti la partita come sapeva. Il blocco mentale si è creato con la Nuova Zelanda, per la mancata vittoria, i giocatori hanno pensato di non essere più competitivi. Così nel primo tempo della gara chiave non abbiamo completamente giocato, cercando di contenere e basta. Qualcosa è migliorato con l'ingresso di Pirlo. E Pepe allo scadere ha avuto la palla-qualificazione».
Proprio lui, il più offeso con Il Giornale...
«In questo paese il calcio conta più di tutto, ci sono parole che fanno più male delle vignette. È il nostro mondo, calciatori, dirigenti e presidente devono accettare le critiche. Se facciamo 20 milioni di spettatori in televisione, significa che tutti seguono la Nazionale, ciascuno ha il diritto di esprimersi».
A Fiumicino non c'è stata grande contestazione, a differenza del '66.
«Quando perdemmo con la Corea del Nord, io non giocai, ero in tribuna, mi arrivò la bastonata di un italiano.
Il rientro del '70, la sera, passò alla storia per i pomodori.
«In realtà da Fiumicino a Roma ci attese una fila di tifosi. Fu una bellissima festa, altrochè ortaggi...».
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