Dopo quasi tre ore, è terminato l'ultimo Consiglio dei ministri del 2011. Nessuna indiscrezione e nessun annuncio, però. Se non quello del ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi che ha rimandato alla conferenza stampa di fine anno che terrà domani il presidente del Consiglio, Mario Monti.
"Domani sarà molto interessante sentire la lettura che Monti darà dell’azione di governo finora e della prospettiva", ha dichiarato Riccardi eludendo le domande dei giornalisti. "Ora potrei dire solo spezzoni, aspettiamo di sentire Monti domani", ha aggiunto il ministro.
In quest'ultimo Consiglio dei ministri non era comunque previsto nessun provvedimento concreto. Il premier si è limitato a illustrare, in modo dettagliato, le misure su cui lavorare nei prossimi mesi, in quella che viene definita Fase 2 per il rilancio della crescita.
"Non possiamo commettere passi falsi - aveva spiegato un membro del governo - né sottrarci al confronto con parti sociali e partiti". Insomma, Monti parlerà direttamente agli italiani domani, sfruttando l’abituale conferenza stampa di fine anno. Sarà in quell'occasione che illustrerà i provvedimenti in cantiere ribadendo la delicatezza del momento economico proprio mentre lo spread tra i Btp e i Bund è arrivato a superare la soglia dei 520 punti base.
Nonostante la volatilità del differenziale, il governo intende proseguire senza colpi di teatro ma con un lavoro approfondito che occuperà il primo trimestre del 2012. "Le misure per lo sviluppo arriveranno a pacchetti", ha spiegato già due settimane fa il ministro agli Affari europei Enzo Moavero. Ad ogni modo le misure dovrebbero essere varate entro 90 giorni. Questa l'intenzione di Monti.
Si dovrebbe partire con le liberalizzazioni (la riforma sarà "spacchettata" in più tappe) e il rilancio del project financing per far ripartire le opere pubbliche. Poi toccherà al mercato del lavoro (con la riforma degli ammortizzatori) e alla delega fiscale.
L'azione dell’esecutivo rischia di essere fortemente osteggiata dalle fibrillazioni dei partiti che, fino ad ora, lo hanno sostenuto. A partire dal Pdl che ieri era tornato all’attacco con Maurizio Gasparri che aveva denunciato "l’iperattivismo dannoso" di alcuni ministri. Gasparri aveva poi avvertito che sulle liberalizzazioni il Pdl è disponibile a "colpi di mano unilaterali che accentuerebbero le tensioni sociali e non faciliterebbero la vita del governo".
Duro era stato anche Guido Crosetto: "Il problema di Monti è in parte lo stesso di Tremonti. Ai professori, ai burocrati dell’economia ed agli intellettuali puri che danno consigli sui quotidiani sfugge la realtà del Paese. Le medicine e le cure non sono uguali per tutti i pazienti. Un rigore tedesco o svizzero applicato all’Italia rischia di diventare mortale".
Il Pd si sta, invece, confrontando sul tema
delle pensioni e sull’articolo 18. Non solo. In via del Nazareno si insiste affinché ci sia al più presto l’asta per le frequenze digitali da assegnare. Il tema "caldo" resta, comunque, quello delle liberalizzazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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