Atto dovuto? Non proprio e non necessariamente. La discrezionalità nell'apertura di un'inchiesta a seguito di denuncia a carico di un membro del governo è una prassi già collaudata. E con la polemica esplosa in questi giorni per la notifica alla premier e agli altri tre membri del governo viene alla mente un esempio opposto. Che risale all'inizio del '97. All'epoca l'inquilino di Palazzo Chigi era Romano Prodi (foto). E il denunciante un europarlamentare di Forza Italia: Luigi Florio. «La mia denuncia fu archiviata dopo appena una settimana - racconta l'ex eurodeputato ed ex sindaco di Asti -. Cosa anomala. Sono un avvocato e so che normalmente l'archiviazione si raggiunge dopo almeno un mese». E nessuna notifica, tra l'altro, raggiunse l'allora premier e il suo ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi (anche lui destinatario della denuncia). L'iniziativa di Florio voleva evidenziare la fattispecie della truffa aggravata ai danni degli italiani per via di quella contestata eurotassa con cui il governo dell'Ulivo voleva ridurre il disavanzo dello Stato per consentirci di rientrare nei parametri imposti da Maastricht per l'ingresso nell'euro.
L'articolo 640 del Codice penale parla chiaro, spiega l'avvocato Florio: «Riguarda chiunque con artifici o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno». Il danno è chiaro: i soldi usciti dalle tasche degli italiani. Il profitto è tutto politico. La maggioranza otteneva un vantaggio di immagine, spiega Florio, «dimostrando con artifici contabili di poter ridurre l'indebitamento». Prodi allora promise solennemente - come ricorda l'ex eurodeputato - la restituzione entro breve del mal digerito balzello. «Io scommisi con lui un milione di lire che non l'avrebbe fatto - racconta Florio - e lui accettò la scommessa». I giornali dell'epoca riportano questo siparietto con la teorica vittoria del leader dell'Ulivo. «Fui io, però, il vincitore morale - commenta Florio -: per restituire i soldi di quella tassa Prodi, infatti, impose nuove accise». La denuncia dell'europarlamentare azzurro era anche un attacco politico per dire che quella tassa non era necessaria. «Io ero favorevole all'ingresso dell'Italia nell'euro ma quel modo di rispettare i parametri di Maastricht non era corretto - spiega Florio -. Allora abbiamo perso la possibilità di mettere i conti a posto, magari ritardando di poco l'ingresso nell'Euro».
Insomma la denuncia a un premier non diviene immediatamente l'apertura di un fascicolo come
«atto dovuto». E il caso di Florio e della sua denuncia per truffa lo possono testimoniare: «Si figuri che lo stesso Prodi rimase a lungo all'oscuro della denuncia e ne venne a conoscenza quando già era stata archiviata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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