Il coraggio non scontato di riconoscere l'insuccesso

Non accade spesso, anzi è davvero raro. Quando si sta al governo la strada più facile è cercare alibi, non riconoscere che ci sono difficoltà, che non tutto sta andando come si sperava

Il coraggio non scontato di riconoscere l'insuccesso
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Non accade spesso, anzi è davvero raro. Quando si sta al governo la strada più facile è cercare alibi, non riconoscere che ci sono difficoltà, che non tutto sta andando come si sperava. Si possono criticare le politiche di Giorgia Meloni, ma le va riconosciuto il coraggio e la lucidità, quella che viene dalla consapevolezza di guardare in faccia la realtà. Non è affatto una cosa scontata. È anche un segnale di crescita, di maturità. Quando si dice che il suo approccio da leader dell'opposizione era diverso non è una menzogna: fare il capo del governo ti cambia. Se resti come eri prima significa che non apprendi, che l'esperienza non ti insegna nulla, che non hai un futuro. Ci sono stati troppi presidenti del consiglio tornati da Palazzo Chigi spenti e nudi.

Sulla gestione dei flussi migratori non ci sono ricette facili. Non è una questione ideologica, ma un rebus con troppe variabili da sbrogliare giorno per giorno. Giorgia Meloni lo ammette. «Abbiamo lavorato tantissimo, i risultati non sono quelli che speravamo di vedere. È un problema molto complesso, ma sono certa che ne verremo a capo. Questo tema merita una seconda fase». Lo dice su un aspetto che mette in gioco la sua identità politica. Allo stesso tempo, però, scardina una visione miope del consenso. Si stacca da uno dei totem di questa lunga stagione, dove l'azione politica è solo immediata, attimo per attimo, disegnata sulla democrazia virtuale dei sondaggi e dei like. È uno strappo forte rispetto ai suoi concorrenti fuori e dentro il governo. Non si sottrae al giudizio, ma chiede di essere valutata dagli elettori alla fine della legislatura. È una richiesta che legittima il senso della democrazia, che negli ultimi decenni è stata scarnificata dall'istante, una sorta di plebiscito quotidiano.

Le parole della Meloni non sarebbe stato male ascoltarle anche da Emmanuel Macron o dal cancelliere tedesco Olaf Scholz.

La chiusura delle frontiere di Parigi e Berlino è una sconfitta, non solo per l'Europa ma personale. È un atto di egoismo, di gretto nazionalismo, che assomiglia a una resa. È la risposta di chi davanti a una migrazione biblica dice, senza neppure metterci la faccia, non è un nostro problema.

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