Giorgia Meloni è il primo presidente del Consiglio donna del nostro Paese, quindi la prima madre a entrare da premier a palazzo Chigi. Lo si è detto tante volte in quest'ultimo anno ma lei in rare occasioni ha parlato di cosa questo significhi davvero in concreto questo nel suo lavoro, come influisca nel processo decisionale di chi deve fare delle scelte per questo Paese. Intervistata a Il Tempo delle Donne, la rassegna annuale del Corriere della sera, ha affrontato anche questo tema, parlando di come la maternità vada a influire sulla vita di una donna e, soprattutto, sulla sua carriera e su come questo debba essere affrontato dal governo.
Ha sostenuto il principio in base al quale in questi tempi è fondamentale collegare tutti gli incentivi proprio al tema del lavoro delle donne e alla natalità, tema centrale in vista della prossima manovra: "Ne sono convinta per concesso e per necessità, perché noi viviamo in una nazione nella quale da una parte abbiamo bisogno di figli ma dall'altra viviamo in una società nella quale è difficile cavarsela con le famiglie monoreddito". La maternità è un tema economico, per questa ragione, spiega, le due cose devono camminare insieme. E ha sottolineato come incentivare la natalità non vuol dire privare le donne del proprio lavoro.
"Ritengo che non si possa vendere come libertà, quella che come libertà è stata venduta: e cioè liberiamo le donne dai figli per consentire loro di lavorare. Io penso che se tu vuoi mettere al mondo un bambino non devi per questo rinunciare a un lavoro", ha detto il presidente del Consiglio. Il concetto espresso da Meloni è semplice: fare delle rinunce non vuol dire essere liberi. "Contesto una libertà che ci è stata raccontata", ha detto il premier. Il suo pensiero è molto semplice in tal senso, figlio del buon senso e dell'esperienza personale: "Ritengo che una donna possa e debba essere messa nella condizione di avere il massimo della carriera possibile senza per questo dover fare delle rinunce e opero di conseguenza".
Meloni si considera politicamente una conservatrice ma in un'accezione moderna del termine: "Per conservatore non intendo che immagino che le donne debbano stare a casa perché altrimenti questo è incompatibile con i figli". Oggi, nel 2023, la situazione della società è cambiata rispetto al passato e una società normale, adesso, ritiene che "possa costruire le condizioni per permettere alle donne di non dover scegliere ed essere conseguentemente davvero libere. Perché finora non sempre lo sono state". Ed è a queste maggiori libertà per le donne che punta il premier, sono quelle che, ha spiegato, le piacerebbe garantire "con strumenti dei quali deve occuparsi il governo". Strumenti che, però, "da alcuni vengono visti come una forma di visione poco moderna: secondo me, invece, è la più moderna di tutte, perché la modernità è utilizzare gli strumenti che si hanno in questo tempo per garantire maggiori libertà".
Il concetto di libertà espresso dal presidente del Consiglio implica la possibilità di "essere messi nella condizione di poter fare la propria parte per essere messi anche nella condizione di dimostrare ciò che si vale".
E garantire la libertà in Italia, ha proseguito, vuol dire che devi "mettere le persone nelle condizioni di dimostrare quello che valgono, indipendentemente dalla realtà dalla quale provengono, dalla famiglia nella quale nascono, da fattori di partenza". E quel valore che tutti devono poter dimostrare, conclude, "dev'essere riconosciuto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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