Scherzo telefonico alla Meloni, Tajani: "C'è stata superficialità, non deve più accadere"

Il ministro degli Esteri ha affermato che la premier ha ribadito le posizioni internazionali espresse più volte dal governo, in particolare per quanto riguarda la guerra in Ucraina

Scherzo telefonico alla Meloni, Tajani: "C'è stata superficialità, non deve più accadere"
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Nel dibattito sulla telefonata tra il premier Giorgia Meloni e i due comici russi che si sono spacciati per il presidente dell’Unione africana, è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Le parole della presidente Meloni sono un chiaro segnale di conferma di quella che è la linea politica del nostro Paese”, ha affermato il titolare della Farnesina in un’intervista a Ping Pong, su Rai 1. “Certamente c'è stata una superficialità da parte di chi ha organizzato la telefonata e questo non deve più accadere”.

Sulle frasi pronunciate dal capo del governo sul conflitto tra Mosca e Kiev, Tajani ha affermato che “noi siamo dalla parte dell'Ucraina. A tutte le provocazioni il presidente del Consiglio ha risposto in maniera ferma”. Un concetto, questo, ribadito anche da Marco Silvestroni, senatore di Fratelli d'Italia e segretario dell'ufficio di Presidenza: "Dall'episodio della telefonata del finto funzionario africano emerge chiaramente che se la chiamata era finta, il presidente Meloni è invece vera e coerente". Secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto, la telefonata fake non è una notizia: "Qualcuno ha fatto un madornale errore. Punto. Lei è una vittima".

Nella telefonata, il premier ha affermato che “c'è molta stanchezza da tutte le parti” per la guerra ai confini dell’Europa e che “si avvicina il momento in cui tutti capiranno che abbiamo bisogno di una via d'uscita accettabile senza distruggere la legge internazionale”. Una posizione, questa, ormai sempre più evidente nelle cancellerie occidentali e che preoccupa anche il presidente Volodymyr Zelensky, soprattutto da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas. Nemmeno il fronte di Vladimir Putin è immune da queste riflessioni, come dimostrato dalle parole del leader bielorusso Alexander Lukashenko.

L'attacco russo: "Meloni sostiene la glorificazione dei nazisti ucraini"

Sul caso è intervenuta anche la Russia. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, ha aspramente criticato il presidente del Consiglio per la mancata condanna del nazionalismo ucraino, che la rappresentante della Federazione ha paragonato al fascismo italiano: “Meloni ha affermato che il regime di Kiev ha il diritto di glorificare Bandera (leader nazionalista ucraino e per un periodo collaboratore dei nazisti, ndr). Si tratta dell’ormai classica mancanza di cultura dei politici occidentali di oggi, oppure è nazionalismo”.

In realtà, il presidente del Consiglio ha semplicemente affermato che gli ucraini stanno “facendo ciò che devono” per combattere l’invasione russa e che “noi li stiamo aiutando”. Maria Zakharova, però, non sembra considerare queste sottigliezze e ha rivolto parole di fuoco al premier italiano anche su Telegram. “Meloni sarebbe pronta a glorificare Achille Starace, primo segretario del Partito Nazionale Fascista nel 1931-1939, ideatore della campagna antisemita del 1938? Oppure Alessandro Pavolini, ministro della Cultura nel 1939-1943, uno dei fondatori della Repubblica di Salò, il primo e, grazie a Dio, l'ultimo segretario generale del Partito Fascista Repubblicano nel periodo 1943-45?”, ha scritto sulla piattaforma. “Che ne dite di far rivivere le famigerate brigate nere che operavano nel periodi 1943-45 in nord Italia come ala militare del Partito Fascista Repubblicano?”. Questi decisamente curiosi, visto che provengono dal dal dicastero che ha ospitato una delegazione di Hamas. “Consideriamo la Russia il nostro più caro amico”, hanno dichiarato i rappresentanti dei terroristi dopo la loro visita a Mosca.

La portavoce di Lavrov ha riservato l’ultimo affondo per la presunta mancanza di cultura della premier. “Capisco che è impegnatissima con questioni importantissime e difficilmente troverà tempo per i libri. Ma può sicuramente trovare un'ora e mezza per un film”, ha scritto in conclusione al lungo post. “'Il caso Collini' è un film tedesco che vede protagonisti anche attori italiani. Nessuno la sospetterà di darsi alla propaganda del Cremlino. E, magari, qualcosa capirà…”.

La difesa dei due comici: "Non siamo agenti segreti"

I due comici Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov, noti come “Vovan e Lexus”, già tratto in inganno diversi leader di Paesi e istituzioni, tra cui il presidente canadese Justin Trudeau, l'ex cancelliere tedesco Angela Merkel e Christine Lagarde, vertiche della Banca centrale europea. Per questo, sono in molti a pensare che il duo abbia a disposizione mezzi e contatti riconducibili ai servizi segreti russi. La coppia ha smentito questi legami in un'intervista a Repubblica:Non siamo in contatto con i servizi né russi né stranieri, men che meno siamo agenti segreti”. Inoltre, hanno preferito non dire come hanno raggiunto il presidente del Consiglio: “Non vogliamo mettere nei guai le persone che sono state coinvolte. Palazzo Chigi sa com'è successo. O almeno spero. Se non lo sa, vuol dire che ha un problema di sicurezza. È stata lei a chiamarci all'orario concordato. Non è l'ufficio della premier ad avere colpe”. Il fatto che sappiano come sfruttare i protocolli di Stati e istituzioni per raggiungerene i vertici, però, desta molte domande.

I due comici hanno anche affermato di aver scelto come obiettivo Giorgia Meloni perché “è interessante e molto espressiva. Non è un robot. È una donna vivace. Abbiamo tagliato giusto i noiosi convenevoli iniziali”.

Inoltre, Vladimir e Aleksej hanno detto di conoscere “la linea rossa” da non superare: “Non chiameremmo mai un leader arabo. O Kim Jong-un. Molta gente è sparita in Corea del Nord. Non vorremmo mai essere responsabili della 'scomparsa' di qualcuno”.

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