Guarcino, gita golosa tra amaretti e prosciutto

Il paese, vicino alla stazione sciistica di Campo Catino, offre due specialità

Renato Mastronardi

Di Guarcino, comune che giace ai piedi dei monti Ernici, a poca distanza tra Fiuggi ed Alatri, in provincia di Frosinone, si sanno due cose: che è sormontato da Campo Catino, nota stazione sciistica invernale, e che il suo toponimo ha origine dal medioevale Varcenum, che potrebbe derivare da un romano Varo. C’è, invece, chi ricollega a Guarcino la squisita golosità dei suoi amaretti e gli eccezionali prosciutti di Ersinio, mitico norcino del paese. Sta di fatto, comunque, che anche Guarcino può vantare nobili lombi di interessante storia medievale nel periodo in cui fu un libero comune e fino a quando, contro le prepotenze feudali della vicina Alatri, non scelse di ritrovarsi sotto la protezione della Cappa di San Pietro. L’avvenimento valse al borgo una notevole opportunità - data anche la sua posizione strategica di collegamento tra il Sublacensi e la Ciociaria - di sviluppare interessanti attività artigianali e, mediante lo sfruttamento dei corsi d’acqua, la creazione di cartiere, mulini e, più di recente, l’imbottigliamento di acqua minerale che, sostengono i locali, nulla ha da invidiare a quella di Fiuggi. Nonostante le incoraggianti premesse, oggi Guarcino vive quasi esclusivamente dell’industria turistica legata alla stagione invernale di Campo Catino. Peccato, perché il paese, è accogliente, ospitale e tutto da gustare, anche dal punto di vista storico ed urbanistico.
Da vedere. La Chiesa di Santa Maria, che al suo interno conserva pregevoli opere d’arte, fu costruita nel VII secolo sui resti di un tempio dedicato ad Apollo. Quella, altrettanto antica, di San Michele Arcangelo sorge invece sul perimetro di un tempio dedicato a Marte. Di fatto oggi Guarcino si presenta secondo l’originaria struttura che fu ernica, romana e medievale, con una cinta muraria munita di nove torri, tre torrioni e quattro porte d’ingresso. Inoltre nel centro storico, ancora quasi intatto, si possono ammirare caratteristiche costruzioni risalenti al medioevo, con finestre bifore e mura a pietra viva.
Da mangiare e da bere. Sembra quasi che la cucina di Guarcino sia, oggi, ancella di quella della sua più accanita antagonista che fu, durante il medioevo, la ciclopica Alatri. E se sulle tavole imbandite del borgo sfilavano, in gustosa successione, gli «indigeni» tonnarelli ai funghi porcini, gli gnocchi di patate, la polenta e le carni di montagna alla brace, da Guarcino arrivano i fedolini alla ciociara, la pasta ai fagioli, spaghetti al cartoccio e il favoloso pollo alla ciociara.

Ma, come per Siena, la più celebrata gloria culinaria sono gli amaretti: unici al mondo. Da bere l’eccellente rosso Cesanese della non lontana Piglio. Ottimo, tra l'altro, per accompagnare un’altra celebrata gloria del paese: il prosciutto.

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