A centanni dalla nascita ed a quarantanni dalla morte, lo scrittore Giovannino Guareschi, padre dellindimenticabile don Camillo e anche giornalista coraggioso, appare come una delle figure più significative della seconda metà del Novecento letterario.
Solo una critica astiosa e indirizzata politicamente non ha potuto riconoscere il valore umano e letterario di Guareschi, che con il sentimentale «Candido» condusse battaglie decisive per la libertà e per la difesa della memoria storica della Patria italiana. Guareschi denunciò con forza loppressione della dittatura sovietica ed i pericoli cui lItalia sarebbe andata incontro negli anni del secondo dopoguerra, se avesse seguito le seduzioni del comunismo.
Ha fatto bene quindi il Centro Pannunzio a ricordare, ieri ad Alassio, questa grande figura che esprime il meglio che lItalia libera abbia saputo rappresentare in anni di conformismo plumbeo e di faziosità prevalente.
A Guareschi, come al suo antagonista De Gasperi, lItalia deve il mantenimento della libertà appena riconquistata dopo ventanni di dittatura. Ricordo che al suo funerale nel luglio 1968 lItalia ufficiale fu del tutto assente.
Oggi, a quarantanni dalla morte, mi sembra doveroso rendergli il giusto omaggio.
*presidente del Consiglio dei ministri
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