Guerra Italia-Svizzera sui nostri pendolari E la Lega ticinese si scaglia sulla Comi

Ai battibecchi coi leghisti negli ultimi tempi diciamo che s’era abituata, visto com’è andata nel «derby» di Strasburgo per l’etichettatura delle pelli. Lei, l’eurodeputata azzurra Lara Comi da Saronno, che invita gli alleati Salvini e Morganti a «smetterla con gli slogan e a concentrarsi sui problemi concreti». Questa volta però ad andare ben sopra le righe della normale dialettica, arrivando fino alle minacce personali, sono i leghisti del Ticino di Giuliano Bignasca. Sì, un altro Giuliano, che in questo 2011 ha stravinto le elezioni del Cantone puntando tutto sulla lotta agli «invasori» extracomunitari della verde Svizzera. Ovvero sia noi italiani. Un esodo andata-ritorno di 48mila persone al giorno, che non superano i confini a bordo di barconi sul Ticino, ma in auto e solo per andare a lavorare.
E proprio i pendolari transfrontalieri sono la ragione dello scontro con la ventottenne Comi, definita sul quotidiano di battaglia Il Mattino - diretto sempre da Bignasca - con epiteti al veleno. «La donnetta che accusa la Svizzera e Lorenzo Quadri (consigliere nazionale svizzero, ndr)», «la bella figliola», «gentil dama» ma soprattutto le hanno dedicato un titolone coi guanti bianchi: «La scema torna all’attacco». La Comi, invece di querelare, preferisce andare alla radice dello strappo: «Ma chi lo conosce questo Quadri? Dopo che Tremonti ha inserito nello scudo fiscale la tracciabilità dei conti esteri, la Svizzera è in crisi e specie nel Ticino è montato un clima di rivalsa contro gli italiani, che poi sarebbero in gran parte lavoratori delle province di Varese, Como e alto Piemonte. Discriminati fino alla minaccia del licenziamento. Parlano di quote, di esuberi, fino a 20mila padri di famiglia lasciati a casa». Così l’europarlamentare Pdl ha sollecitato un parere del Consiglio europeo sulle presunte «pratiche razziste», l’organo Ue in risposta ha riconosciuto che la Svizzera «non sta rispettando gli accordi bilaterali Efta», riassume la Comi. Tra l’altro «la Svizzera ha chiesto di aderire all’Expo 2015: da una parte vuole usarci come vetrina, dall’altra alcuni politici locali fanno bassa demagogia».
I leghisti elvetici sul Mattino.ch definiscono «ridicole» le accuse, anzi rilanciano col consueto garbo nei confronti dei varesini e dei comaschi che sgobbano al di là di Chiasso: «Stiamo parlando di gente che, grazie alla Svizzera, si fa le palle d’oro, invece di marcire in un Paese che non si sa se sia più sporco dentro o più sporco fuori». Sparata che ricorda una pessima crasi tra un Borghezio e un Grillo, tanto per essere bipartisan. Conclusione con invito al sapor di avvertimento: «Cara signorina Comi, venga a trovarci. Vedrà che non la discrimineremo...».

La Comi ci pensa su un attimo e annuisce: «Se può servire ad abbattere i pregiudizi un salto lassù sono disposta a farlo, ma visti i toni non vorrei aver bisogno della scorta». Transfrontaliera per ricucire sì, «scema» no.

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