Quello di quest'oggi all'Onu è stato il vero discorso di addio di Joe Biden prima del suo farewell address da presidente degli Stati Uniti. Era arrivato alla Casa Bianca quattro anni fa, promettendo di rinverdire le relazioni degli Stati Uniti in tutto il mondo.
Restano poche settimane per cercare di passare alla storia lasciando un segno distintivo della politica estera americana in risposta a due dei più grandi conflitti in Europa e Medio Oriente dalla Seconda Guerra Mondiale. Un'intervento breve, essenziale, ma che ormai ha il sapore della ridondanza vuoi per il luogo ormai abusato, vuoi per gli argomenti triti e ritriti, vuoi per la mestizia dei tempi che corrono.
"Oggi è il mio quarto discorso qui, ed è il mio ultimo". Lo ha detto Joe Biden all'inizio del suo intervento davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove è stato accolto da un applauso.Per stemperare la tensione in sala, il presidente ha utilizzato un flashback sugli inizi della sua carriera e la sua giovane età nel pieno della Guerra Fredda. Biden ha poi proseguito raccontando la propria esperienza al Senato attraverso i decenni e le principali crisi internazionali, con gli Stati Uniti sempre al centro del mondo. C'è sempre un modo per "andare avanti e uscire anche dai peggiori orrori della guerra e non dobbiamo mai dimenticarlo", ha dichiarato citando il caso del Vietnam, oggi "amico e partner" degli Usa pochi decenni dopo un conflitto terribile. Il discorso è poi giunto alle tragedie dell'11 settembre e della pandemia, che ha segnato l'arrivo a Pennsylvania Avenue per l'ex vicepresidente di Barack Obama.
"Le decisioni che prendiamo qui oggi influenzeranno il prossimo decennio", ha tuonato Biden. Gaza, Ucraina e Sudan sono le tre crisi che il presidente ha citato più volte. Sono parole forti quelle che Biden ha riservato alla guerra in Ucraina, mentre il rappresentante della Russia appariva distratto alle prese con il suo smartphone. "La guerra di Putin è fallita, continueremo a sostenere Kiev", ha promesso il presidente. Secondo Biden "la Nato è più grande di prima con due nuovi membri". Davanti all'invasione russa dell'Ucraina, ha sottolineato il presidente, "non possiamo voltarci dall'altra parte", ma dobbiamo "sostenere l'Ucraina affinché vinca questa guerra".
Quanto al Medio Oriente, per Biden è tempo che "le parti finalizzino i termini dell'accordo" su Gaza per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, ricordando anche la necessità che i palestinesi abbiano uno Stato proprio. Poi, un affondo su Hezbollah: "Siamo determinati a prevenire una guerra più ampia che potrebbe travolgere l'intera regione. Hezbollah, senza che sia stata provocata, dopo l'attacco del 7 ottobre ha iniziato a lanciare razzi su Israele. Quasi un anno dopo, troppe persone su entrambi i lati del confine israeliano-libanese rimangono sfollate. Una guerra su vasta scala non è nell'interesse di nessuno". Gli Stati Uniti continuano a ribadire che una soluzione diplomatica sua ancora possibile: "È ciò per cui stiamo lavorando senza sosta", ha proseguito il presidente americano.
Un punto interessante toccato da Biden è stato senza dubbio quello della riforma delle Nazioni Unite, e in particolare del Consiglio di Sicurezza: secondo il presidente è necessario fin da subito "espandere il numero dei membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per renderlo più inclusiva e democratica" al fine di includere "nuove voci e nuove prospettive".
Nonostate i conflitti abbiano fagocitato buona parte del discorso e del tempo a disposizione di Biden, il presidente ha lasciato uno spazio per comunicare le sue suggestioni su altri temi chiave come la crisi climatica, l'intelligenza artificiale, i diritti Lgbtqia+. Nell'affrontare questi temi a cavallo tra etica e nuove tecnologie ha più volte ribadito l'esempio americano del "We the people", l'incipit della Costituzione Usa, a suo dire magnifico esempio di come "nulla sia impossibile se si lavora insieme". Per congedarsi, il presidente ha scelto le parole di Nelson Mandela: "sembra impossibile finché non viene realizzato".
In chiusura c'è stato spazio anche per la propria scelta personale e politica: "Alcune cose sono più importanti che restare al potere. Essere presidente è stato l'onore della mia vita", ha affermato Biden.
Poi ha aggiunto: "Cari leader, non dimentichiamo mai che alcune cose sono più importanti che restare al potere. È il vostro popolo che conta di più - ha concluso - Non dimenticatelo mai, siamo qui per servire le persone, non il contrario. Quella è l'anima della democrazia".
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