Le preoccupazioni della Nato per la situazione bellica in Ucraina iniziano ad essere sempre più evidenti. Un alto funzionario dell’Alleanza atlantica con accesso ai report di intelligence ha affermato che i soldati di Kiev “continueranno inevitabilmente a condurre” la loro controffensiva nonostante gli scarsi risultati ottenuti negli ultimi mesi, ma “è improbabile” che riusciranno a cacciare i russi “da tutti i territori occupati già nel 2024”. La fonte, pur giudicando “straordinari” i successi raggiunti sinora dalle forze ucraine, ha spiegato come l’approccio “debba cambiare” perché, in caso contrario, “ciò che abbiamo visto a Bakhmut e Avdiivka diventerà la norma”.
I centri urbani del Paese, trasformati in “grandi tritacarne”, sono infatti l’incubo delle forze ucraine. I combattimenti casa per casa comportano gravi perdite da entrambe le parti e Kiev può contare su un numero decisamente inferiore di uomini in età militare rispetto alla Russia. Prima della guerra, infatti, la nazione esteuropea aveva una popolazione di circa 43 milioni di abitanti. Circa 4 milioni, però, si sono registrati per il al sistema di protezione temporanea dell'Unione europea e, complessivamente, sono 6,2 milioni gli ucraini che si sono rifugiati in vari Paesi del continente. Di questi, 650mila sono uomini in età di leva. Di contro, la popolazione della Federazione precedente al 24 febbraio 2024 si aggirava attorno ai 145 milioni. La sproporzione è evidente e si fa sentire in modo particolare sul campo di battaglia.
Secondo i dati diffusi ad ottobre dal portavoce dell’intelligence ucraina Andriy Yusov, la Russia ha schierato 400mila uomini sul campo, con un ritmo di rinforzi di circa 20mila unità al mese. È probabile, inoltre, che il presidente Vladimir Putin ordinerà un’altra mobilitazione dopo le elezioni di marzo 2024. Secondo i servizi segreti di Kiev, essa potrebbe richiamare alle armi tra i 400mila e i 700mila uomini. Numeri enormi, che metterebbero in seria difficoltà un esercito ucraino che, dopo quasi due anni di guerra, si trova ad affrontare una crisi del personale.
Durante la Conferenza strategica europea di Yalta di settembre, il ministro della Difesa Rusten Umerov ha dichiarato che nelle forze di difesa di Kiev milita un milione di uomini, di cui 800mila impegnati nelle operazioni di combattimento. Un quantitativo sicuramente elevato, che però non dispone della stessa possibilità di rimpinguare i ranghi dell’esercito avversario. All’inizio della guerra, centinaia di migliaia di uomini hanno affollato i centri di reclutamento per arruolarsi come volontari, ma il loro numero è gradualmente scemato sia a causa delle perdite, sia di un morale decisamente basso soprattutto nelle zone calde del fronte. La situazione critica ha costretto il ministero della Difesa di Kiev a introdurre una riforma che prevede il passaggio dal servizio di leva a quello a contratto, un addestramento intensivo per gli uomini in età militare e una maggiore apertura al servizio delle donne, la cui percentuale nei ranghi delle forze armate è aumentato del 40% dall’inizio del conflitto.
Anche il capo di Stato maggiore Valery Zaluzhny ha riconosciuto il problema dell’emorragia di reclute, ulteriormente acuito dall’arrivo della stagione fredda e del conseguente peggioramento delle condizioni di vita dei soldati al fronte.
“La natura prolungata della guerra, le limitate opportunità di rotazione dei militari schierati lungo la linea di contatto, le lacune legislative che sembrano eludere la mobilitazione, riducono significativamente la motivazione dei cittadini a prestare il servizio militare”, ha dichiarato al The Economist il generale. All'alba del secondo anniversario del conflitto, sembra dunque che la "strategia della fame" di Putin stia incominciando a dare i suoi frutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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