
La Tregua nella Striscia di Gaza scatterà, se tutto va bene, domenica. La gente a Gaza festeggia, i politici e i diplomatici, comprensibilmente, cercano di intestarsi almeno un lacerto di questo risultato che se non è la Pace dovrebbe, quanto meno, essere assenza di guerra, speranza di svolta. In Israele si pensa con preoccupazione al futuro, a quanti ostaggi torneranno a casa, se torneranno.
In un modo o nell’altro sia i media che i governi stanno accelerando guardando alla prospettiva.
Ma domenica non è oggi e mentre si va verso le tregue, gli armistizi e tutti i loro succedanei - spesso si muore.
Sono le morti più inutili, dovrebbero essere le più indimenticabili, il monito sulla banalità del male.
E invece da sempre sono le più dimenticate. Uno scrittore tedesco, Erich Maria Remarque, in Niente di nuovo sul fronte occidentale chiude il suo romanzo con la morte del protagonista nell’ottobre del 1918, poco prima che arrivi l’armistizio. Accade «in una giornata così calma e silenziosa su tutto il fronte, che il bollettino del comando supremo si limitava a queste parole: niente di nuovo sul fronte occidentale».
Il regista, scrittore e reduce del D-day statunitense Samuel Fuller nel suo romanzo, in parte autobiografico, The Big Red One sceglie come protagonista un anonimo sergente che è una macchina di morte e partecipa ad entrambe le guerre mondiali, nella prima divisione dell’esercito Usa. Al termine del Primo conflitto, in pattuglia solitaria, il sergente uccide un soldato tedesco che avanza a mani alzate nella terra di nessuno, urlando che la guerra è finita. Il sergente non esita, pensa al solito sporco trucco. Quando torna in trincea lo racconta al suo capitano che gli dice: «È stato firmato l’armistizio, diceva la verità». Il sergente che ha ucciso decine di uomini prima di quello sbianca: «Oggi sono diventato un assassino». Nella Seconda guerra mondiale invece fa di tutto per salvare un tedesco a cui ha di nuovo sparato sull’orlo della pace, dopo averne per anni ammazzate altre decine. Vuole smettere di sentirsi un assassino.
Non è solo letteratura, è il modo in cui chi ci è passato ha raccontato l’irraccontabile della fine delle guerre. In fondo il libro più straziante di Primo Levi potrebbe essere proprio La tregua. Il bordo della pace è molto affilato e sanguinante. Ce lo ricordano coloro che l’hanno percorso.
E allora bisogna sperare che tutte le parti lo percorrano con sincerità, perché sul quel bordo, spesso, si muore ancora. Le morti più dure, le più inutili. In questo caso il bordo della pace dipende moltissimo da Hamas, il che lo rende friabilissimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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