Israele: "Siamo alle porte di Gaza City". Aperto valico di Rafah, via dalla Striscia 500 palestinesi con doppia nazionalità | La diretta

Giorno numero 26. Si combatte strada per strada sulla Striscia, dove sono morti 15 militari israeliani. Raid nel campo profughi di Jabalya, Israele: "Colpite infrastrutture terroristiche". E i ribelli yemeniti Houthi entrano nel conflitto. Grazie alla mediazione del Qatar oltre 500 palestinesi lasciano Gaza. Le ultime notizie

Israele: "Siamo alle porte di Gaza City". Aperto valico di Rafah, via dalla Striscia 500 palestinesi con doppia nazionalità | La diretta
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La guerra tra Israele e Hamas, che ha causato la morte di 1.400 israeliani e diverse migliaia di palestinesi, è arrivata al suo 26esimo giorno. Il conflitto si sta avvicinando al suo punto più critico, con i soldati israeliani ormai insediati nella Striscia di Gaza, dove si combatte tra le case. Nell'exclave araba è aumentata l'intensità dei combattimenti: le truppe di Tel Aviv operano con i loro mezzi di terra per respingere la minaccia terroristica. Il portavoce militare ha dichiarato che dall'inizio delle ostilità le forze di difesa hanno preso di mira 11mila obiettivi appartenenti al movimento islamista. Non cessa però l'escalation. Ieri l'aviazione israeliana ha colpito tre campi profughi. Il raid a Jabalya avrebbe, secondo Afp, portato alla scomparsa di almeno 47 persone. Israele si è difeso sostenendo che nei tunnel sotto il campo si nascondevano Ibrahim Biari, una delle menti dell'assalto del 7 ottobre, e altri terroristi che sono stati eliminati. In risposta al raid aereo, Fatah, il partito del presidente dell'Anp Abu Mazen, ha proclamato la "giornata della rabbia". Preoccupa poi l'ingresso dei ribelli yemeniti Houthi, i quali stanno continuando a lanciare missili dal Mar Rosso contro lo Stato ebraico, in particolare la città di Eilat. È atteso invece venerdì in Israele il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Inoltre, grazie alla mediazione del Qatar, 450 palestinesi con passaporto straniero hanno lasciato Gaza passando dal valico di Rafah. Secondo quanto riporta la Cnn citando fonti americane, nei prossimi giorni oltre 5.000 cittadini stranieri potrebbero essere autorizzati a lasciare Gaza per l'Egitto. Per quanto riguarda gli ostaggi, Washington ha dispiegato decine di commando che aiuteranno Israele a liberare i 240 civili catturati da Hamas. Ecco le notizie di oggi mercoledì 1 novembre.

Israele: "Siamo alle porte di Gaza City"

Il generale di brigata Itzik Cohen, comandante della 162esima divisione delle Idf, ha annunciato che le sue truppe sono alle porte di Gaza City. L'ufficiale ha affermato che alla sua unità è stato affidato il compito di "andare e finirla con Hamas". Negli ultimi cinque giorni, ha rimarcato, "abbiamo distrutto gran parte delle capacità di Hamas, attaccato le sue strutture strategiche, la sua gamma di esplosivi e i suoi tunnel sotterranei".

Sirene a Tel Aviv, la popolazione corre nei rifugi

Le sirene di allarme razzi da Gaza sono risuonate a Tel Aviv e nel centro di Israele costringendo la popolazione a correre nei rifugi. Lo ha constatato l'ANSA sul posto. In aria si è sentita più di una esplosione dovuta all'intercettazione dei razzi da parte del sistema Iron Dome.

Tajani: "Primi quattro italiani hanno lasciato Gaza"

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riferito che quattro italiani, volontari di Ong internazionali, hanno lasciato la Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah e ora sono in Egitto. "Ho appena parlato con i connazionali e con il funzionario dell'ambasciata al Cairo che li sta assistendo. Stanno tutti bene", ha aggiunto il vicepremier italiano. "Continuiamo a lavorare adesso per gli altri italiani e congiunti che sono ancora nella Striscia. Contiamo di farli uscire con le prossime aperture, programmate da domani e per i prossimi giorni".

Hamas: "Cessate il fuoco per rilascio ostaggi"

Il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh ha dichiarato che un cessate il fuoco è la precondizione necessaria al rilascio degli ostaggi. Il leader dei terroristi ha aggiunto di aver informato in questo senso i mediatori dei negoziati, sottolineando che i prigionieri israeliani nella Striscia di Gaza sono soggetti "alla stessa morte e trattamento" dei palestinesi.

Usa, venerdì Blinken in Israele e Giordania

Il segretario di Stato americano Antony Blinken tornerà venerdì in Israele e in altri Paesi della regione, tra cui la Giordania, per un secondo tour dopo l'inizio del conflitto. Il capo della diplomazia Usa manterrà il pressing su Benjamin Netanyahu perché siano rispettate le leggi di guerra, prendendo ogni precauzione per non colpire civili e garantire gli aiuti umanitari a Gaza, come ha già sollecitato in una telefonata al presidente israeliano Isaac Herzog. Fonti diplomatiche turche aggiungono che domenica Blinken sarà per la prima volta ad Ankara, dove incontrerà il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan.

Combattimenti a Gaza, morti 15 soldati

Sono in totale 15 i militari israeliani che hanno perso la vita durante l'incursione nella Striscia di Gaza. A darne notizia sono le Israel Defense Forces, che continua ad aggiornare il bilancio dei soldati caduti in battaglia. La maggior parte di loro apparteneva alla brigata di fanteria Givati. Due erano carristi.

La Giordania richiama l'ambasciatore da Israele

La Giordania ha deciso di richiamare immediatamente il suo ambasciatore in Israele per protestare contro l'offensiva militare delle Idf nella Striscia di Gaza. In una nota del ministero degli Esteri, si legge che il Paese "condanna la guerra israeliana che uccide degli innocenti a Gaza". Le autorità del regno hascemita hanno anche informato Tel Aviv di non rimandare il suo rappresentate ad Amman.

Telefono e Internet bloccati sulla Striscia

È di nuovo inaccessibile la linea telefonica sulla Striscia di Gaza. Lo scrive la principale società di telecomunicazioni palestinese Paltel in un messaggio su X, precisando che anche la rete e i servizi internet sono attualmente bloccati nel territorio controllato da Hamas. La scorsa settimana l'esercito israeliano ha disattivato le telecomunicazioni in preparazione a un dispiegamento massiccio di forze sul terreno.

Colpito di nuovo il campo profughi di Jabalya

Nuovo raid aereo delle forze militari israeliane contro il campo profughi di Jabalya. Vi sono numerose vittime, rende noto Al Jazeera, descrivendo il bombardamento come "intenso e indiscriminato". Sarebbero centinaia le persone intrappolate sotto le macerie degli edifici rasi al suolo. Prima del raid, erano stati lanciati volantini in cui si sollecitavano i civili a lasciare il sito.

Ucciso il capo dell'unità anticarro di Hamas

L'esercito e le forze di sicurezza israeliani hanno reso noto di avere ucciso il capo dell'unità missilistica anticarro di Hamas nella Striscia di Gaza. "Un jet da combattimento dell'Idf ha colpito Muhammad Asar, il capo dell'unità missilistica anticarro di Hamas nella Striscia di Gaza. Asar era responsabile di tutte le unità missilistiche anticarro di Hamas nella Striscia di Gaza, le comandava nella routine e le assisteva nelle emergenze".

Netanyahu: "Guerra giusta, combattiamo per la nostra casa"

"I nostri soldati sono caduti in una guerra, nessuna delle quali è più giusta: la guerra per la nostra casa". È questo il commento del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha riferito della morte di 12 soldati a Gaza. "Sarà una guerra dura, e sarà lunga", ha aggiunto "lo prometto ai cittadini di Israele: porteremo a compimento l'opera, continueremo fino alla vittoria", ha concluso.

Hamas: "Ripeteremo il 7 ottobre, Israele va cancellato"

"Dobbiamo dare una lezione a Israele e lo faremo ancora e ancora. L'alluvione di al-Aqsa è solo la prima, e ce ne sarà una seconda, una terza, una quarta. Perché abbiamo la determinazione... di combattere". Lo dichiara il funzionario di Hamas Ghazi Hamad all'emittente libanese Lbci news. "Israele è un Paese che non ha posto sulla nostra terra", ha aggiunto Hamad, già tristemente famoso per il video in cui invitava i palestinesi a sacrificarsi perché il loro sangue "era necessario" alla causa terroristica. "Dobbiamo cancellare quel Paese", ha ricordato riferendosi allo Stato ebraico.

Arrestati 46 palestinesi in Cisgiordania

L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver arrestato in Cisgiordania 46 palestinesi ricercati, e che 30 di questi sono operativi di Hamas. Secondo il portavoce militare, 4 dei ricercati sono stati arrestati nel villaggio di Tubas e 11 in quello di Bidu. Dall'inizio del conflitto, sono stati arrestati circa 1.180 ricercati in Cisgiordania e di questi almeno 740 sono membri di Hamas.

Missili dal Libano

Un missile terra-aria proveniente dal Libano è stato intercettato dalla difesa aerea israeliana al confine tra i due Paesi. Lo scrivono le Idf in un breve messaggio pubblicato sui social. "In risposta, gli aerei dell'Iaf (l'Aeronautica israeliana, ndr) hanno colpito l'origine del lancio del missile, così come i terroristi che hanno effettuato il lancio", si legge nella comunicazione.

Le contromisure dell'Egitto

L'Egitto si blinda. Nelle scorse ore è stato rilevato lo spostamento di decine di carri armati e altri veicoli corazzati verso il valico di Rafah, alla frontiera con Gaza. L'agenzia di stampa Ria Novosti e il quotidiano Times of Israel adducono la mossa del Cairo al timore che decine di migliaia di rifugiati si riversino al confine meridionale dell'exclave palestinese. Il checkpoint di Rafah oggi rimarrà aperto per consentire il passaggio di 90 feriti che saranno trasferiti negli ospedali egiziani e quasi 450 persone con la doppia cittadinanza. Secondo l'Associated Press, l'ufficio del primo ministro israeliano avrebbe confermato l'esistenza di un piano di intelligence per il ricollocamento dell'intera popolazione della Striscia di Gaza in un Paese vicino.

La Bolivia rompe le relazioni diplomatiche con Israele

È la Bolivia la prima nazione a rompere le relazioni diplomatiche con Israele da quando è iniziata la guerra in Medio Oriente. La Paz ha preso la decisione in segno "di condanna e ripudio dell'offensiva aggressiva e sproporzionata di Tsahal nella Striscia di Gaza". Secondo il ministro degli Esteri boliviano, quest'operazione "minaccia la sicurezza e la pace internazionale". La riconciliazione tra il governo sudamericano e Tel Aviv era avvenuta soltanto nel 2020: già nel 2009 l'allora presidente Evo Morales aveva ordinato la chiusura delle relazioni diplomatiche.

Non si tratta comunque dell'unico Paese del Sud America ad aver intrapreso questo tipo di iniziative: ieri gli ambasciatori di Cile e Colombia in Israele sono stati richiamati dai loro rispettivi governi per protestare contro le azioni dello Stato ebraico.

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