Il 19esimo giorno di guerra è iniziato con nuovi raid aerei israeliani, che hanno colpito obiettivi in Siria e nella Strscia di Gaza, eliminando anche Taysir Mubasher, comandante del battaglione di Hamas nel settore nord di Khan Yunis. Intanto si è infiammato lo scontro diplomatico tra Tel Aviv, Turchia e l'Onu, mentre a Beirut si sono incontrati i leader delle tre principali organizzazioni terroristiche della regione.
Offensiva ritardata: Israele aspetta il dispiegamento Usa
Secondo il Wall Street Journal, Israele avrebbe accettato di posticipare l’offensiva di terra per permettere agli Stati Uniti di spostare i propri sistemi di difesa antiaerei nell’area. Il Pentagono ne starebbe dislocando una dozzina, in seguito agli attacchi da parte di milizie filo-iraniane contro le basi Usa in Iran e Siria.
Pare, dunque, che l’esercito americano si stia preparando per respingere assalti più intensi, un’ipotesi probabile dopo l’inizio dell’invasione della Striscia di Gaza. L’equipaggiamento statunitense dovrebbe essere completamente schierato entro il fine settimana e servirà a proteggere le truppe di Washington dislocate in Iraq, Siria, Kuwait, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Inoltre, il Pentagono fornirà ad Israele altri missili per il sistema Iron Dome e dispiegherà un altro squadrone di F-16 nella regione, il sesto.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nel suo discorso alla nazione, ha comunque confermato che l’offensiva di terra ci sarà: "Non specificherò quando, come e quanti. Non darò dettagli nemmeno sulla varietà di considerazioni, la maggior parte delle quali non sono note all'opinione pubblica. Ed è così che deve essere. Questo è il modo in cui proteggiamo le vite dei nostri soldati".
Turchia e Onu: i fronti caldi della diplomazia
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non si recherà in Israele per la sua visita di Stato programmata, poiché fortemente critico verso la risposta militare di Tel Aviv agli attacchi del 7 ottobre. “Circa la metà di coloro che sono stati uccisi negli attacchi israeliani su Gaza sono bambini, persino questo dato dimostra che l'obiettivo è un'atrocità, per commettere crimini contro l'umanità premeditati”, ha affermato il leader di Ankara, che ha anche definito “liberatori che combattono per la loro terra” i terroristi di Hamas.
Tensioni anche con l’Onu dopo le parole del segretario generale Antonio Guterres, che ieri ha imputato l’attacco del 7 ottobre a “56 anni di soffocante occupazione” dei territori palestinesi da parte di Israele. La politica israeliana ha condannato all’unanimità le parole del diplomatico portoghese, che questa mattina ha rincarato la dose, sostenendo che gli “orrendi attacchi di Hamas non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”, per poi fare un passo indietro in serata e dirsi "scioccato" da come sono state interpretate le sue parole. L’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan ha comunicato la decisione di negare il rilascio dei visti di ingresso ai funzionari delle Nazioni Unite nello Stato ebraico e ha chiesto a gran voce le dimissioni di Guterres.
Hamas, Hezbolla e Jihad islamico: il vertice del terrore a Beirut
Il leader degli Hezbollah Hasan Nasrallah, il vice capo di Hamas Saleh Aruri e la guida del Jihad islamico palestinese Ziad Nakhale si sono incontrati a Beirut, per un vertice di quello che loro definiscono “l’Asse della Resistenza” contro il regime sionista. La riunione dei tre uomini potrebbe essere un’indicazione di un cambio di strategia dei gruppi terroristici e un possibile preludio all’apertura di un fronte tra Israele e Libano.
Potrebbe anche essere, però, un tentativo di appianare le tensioni tra la parte palestinese e quella libanese.
Hamas, infatti, non ha nascosto di essere rimasta spiazzata e irritata dal mancato sostegno pratico degli Hezbollah, che fino ad ora si sono limitati solo a qualche scaramuccia con le Idf lungo la “Linea blu”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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