Putin muove le navi per difendere la flotta in Crimea: cosa succede nel Mar Nero

Lo spostamento di parte della flotta da Sebastopoli a Novorossijsk potrebbe essere il netto segnale di un indietreggiamento della Russia in tutta l'area del Mar Nero

Putin muove le navi per difendere la flotta in Crimea: cosa succede nel Mar Nero
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Sembrano lontani i tempi quando a Odessa si scavavano trincee in spiaggia e la popolazione, soprattutto durante i primi giorni di guerra, si aspettava uno sbarco dei russi in città. Oggi, a distanza di 18 mesi, la situazione nel Mar Nero sembra volgere maggiormente a favore degli ucraini. Kiev, pur non avendo più di fatto una marina, ha organizzato diverse incursioni nelle principali basi navali russe.

Droni, barchini senza pilota lanciati verso obiettivi sensibili, bombardamenti missilistici: tutto questo ha messo in seria difficoltà le forze di Mosca nell'area. E così, come sottolineato sull’Institute for the Study of War (Isw), la marina russa ha deciso di far indietreggiare parte della flotta dalla Crimea a Novorossijsk. Una scelta che potrebbe avere importanti implicazioni militari e politiche.

L'indietreggiamento della flotta

L'Isw non ha dubbi: ci sono testimonianze e foto satellitari che dimostrano un parziale indietreggiamento della flotta russa da Sebastopoli. Dalla base navale cioè più importante del Mar Nero, per difendere la quale nel 2014 Mosca ha promosso l'annessione della Crimea dall'Ucraina. Almeno due fregate, tre sottomarini, oltre che alcune navi da sbarco e diverse vedette, sono state posizionate molto più a est. Si tratta di mezzi non più adesso presenti in Crimea, bensì nella città di Novorossijsk.

La mossa, viene sottolineato sempre dall'Isw, potrebbe avere due spiegazioni. Da un lato, potrebbe trattarsi di un riposizionamento ordinario, rotazioni cioè più legate a motivi logistici che tattici. Ma la quantità e l'importanza di mezzi spostati sembra far propendere per un'altra ipotesi: quella di un riposizionamento dovuto a motivi di sicurezza. Le navi cioè potrebbero rimanere a tempo indeterminato nel porto di Novorossijsk, ritenuto più al sicuro da attacchi e incursioni da parte ucraina. La città del resto non si trova in Crimea ma poco più a sud di Krasnodar.

I mezzi portati qui potrebbero quindi non essere più a tiro di missili ucraini, né a portata di droni e incursioni di vario genere delle forze di Kiev. Un modo per rendere meno difficili la difesa della strategica e vitale flotta russa del Mar Nero.

Le ultime incursioni su Sebastopoli

A far guadagnare terreno alla seconda ipotesi, quella cioè relativo allo spostamento tattico e difensivo, sono anche gli ultimi episodi che hanno direttamente coinvolto Sebastopoli. La città, e in primis la sua zona portuale, è stata duramente colpita lo scorso 22 settembre. I missili partiti dall'Ucraina hanno centrato, tra le altre cose, anche l'edificio dove aveva sede la flotta. Il tutto, secondo almeno la versione di Kiev, mentre era in corso una riunione importante tra alcuni generali russi.

Quella attuata a fine settembre ha rappresentato il raid senza dubbio più eclatante, ma non l'unico. Le forze ucraine in altre occasioni hanno utilizzato droni e barchini comandati da remoto. Mezzi da cui è più difficile difendersi e contro cui i russi hanno dovuto fare varie volte i propri conti.

Più volte infatti i barchini hanno recato danni importanti ai mezzi ancorati a Sebastopoli e alle infrastrutture portuali. In altri episodi, come ad esempio in quello verificatosi a Capo Tarkhankut, si è assistito a un'incursione di soldati ucraini. Azioni dimostrative ma che hanno mostrato una certa vulnerabilità delle difese in Crimea. Da qui dunque la possibile drastica scelta: spostare gran parte della flotta lontano da una penisola sempre meno difendibile.

Cosa implica l'indietreggiamento della flotta del Mar Nero

Se l'ipotesi dell'indietreggiamento tattico dovesse trovare conferma, le implicazioni sarebbero molteplici. A partire dal fatto che i russi avrebbero la sensazione di perdere costantemente terreno nel Mar Nero. A inizio guerra la flotta russa teneva costantemente sotto pressione le coste ucraine, in particolar modo a Odessa. Più volte la minaccia di uno sbarco anfibio è sembrata sul punto di concretizzarsi. Nel primo giorno di conflitto poi, i russi hanno potuto agevolmente prendere il controllo dell'Isola dei Serpenti.

Nel corso dei mesi però il quadro è cambiato. L'affondamento dell'incrociatore Moskva ha rappresentato un primo campanello di allarme. La flotta davanti le coste ucraine non era più al sicuro e i russi hanno dovuto rinunciare a ogni velleità su Odessa. I successivi attacchi in Crimea da parte ucraina, hanno ulteriormente indebolito la posizione di Mosca nelle acque del Mar Nero. Kiev ha potuto conquistare anche alcune piattaforme petrolifere perse già nel 2014.

L'indietreggiamento da Sebastopoli a Novorossijsk potrebbe rappresentare quindi

l'ultimo atto di una costante erosione della supremazia russa nell'area. Con tutte le prevedibili conseguenze del caso, non solo a livello tattico ma anche sotto il profilo del morale di soldati e generali stanziati in Crimea.

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