Il Consiglio della Duma di Stato, il parlamento russo, discuterà la revoca della ratifica del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt). Lo ha dichiarato lo speaker Vyacheslav Volodin, sottolineando che “ciò corrisponde agli interessi nazionali russi. Sarà una risposta reciproca agli Stati Uniti, che non hanno ancora ratificato il trattato”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Tass, la decisione verrà valutata nella prossima riunione. Se l'assemblea dovesse approvare questa proposta, il rischio è che si inneschi una reazione a catena e una ripresa dei test nucleari nel mondo, in particolare da parte degli Stati Uniti.
“La situazione globale è cambiata. Washington e Bruxelles hanno scatenato una guerra contro il nostro Paese. Le sfide contemporanee richiedono nuove soluzioni”, ha commentato Volodin. Questa dichiarazione arriva all’indomani dell’annuncio di Vladimir Putin al Valdai International Discussion Club riguardo al successo dell’ultimo test del missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik, presentato per la prima volta nel 2018, e alla fine dello sviluppo dell’Icbm (Intercontinental ballistic missile) RS-28 Sarmat. “In questo momento abbiamo effettivamente completato il lavoro sulle armi strategiche avanzate di cui avevo parlato e annunciato diversi anni fa”, ha affermato il presidente russo. Secondo Vyacheslav Volodin, questi due successi dell’industria militare della Federazione saranno fondamentali per la sicurezza nazionale.
Il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari è stato adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 settembre del 1996, dopo tre anni di trattative intense. Al momento sono 178 i Paesi ad averlo ratificato, mentre nove lo hanno solo firmato: Cina, Egitto, Iran, Israele e Stati Uniti. Esso prevede che le nazioni si impegnino a non effettuare, provocare incoraggiare o partecipare in alcun modo all’esecuzione di test di armi nucleari o di altre esplosioni dello stesso tipo.
L’annuncio della Duma è solo l’ultima aggiunta nella retorica dell’escalation nucleare adottata dalla Russia da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Nel febbraio del 2023, Putin ha sospeso la partecipazione del suo Paese al trattato New Start, che regola la limitazione al numero di armi nucleari in possesso di Mosca e Washington. Nel corso degli ultimi 20 mesi, inoltre, i “falchi” Dimitri Medvedev e Sergei Karaganov, rispettivamente il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione e il capo del Consiglio di politica estera e della difesa, hanno invocato più volte l’utilizzo di armi di distruzione di massa per “spaventare l’Occidente”, costringendolo a ritirarsi dall’Ucraina, e vincere la guerra.
Putin, in questo caso, ha indossato le vesti del conciliatore, sottolineando anche a Valdai che, al momento, “non vi sono pericoli tali per lo Stato russo da giustificare" l’utilizzo di ordigni nucleari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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