"Presentata una nuova proposta". Il passo avanti di Israele per la tregua a Gaza

Fonti informate hanno riferito che il documento presentato da Tel Aviv ai mediatori sarebbe più flessibile riguardo al numero di ostaggi da rilasciare e conterrebbe la disponibilità a discutere alcune proposte di Hamas

"Presentata una nuova proposta". Il passo avanti di Israele per la tregua a Gaza
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Mentre a Rafah i carri armati delle Idf hanno raggiunto il centro della città, sul fronte diplomatico proseguono le trattative. Il giornalista di Axios Barak Ravid ha riferito che lunedì 27 maggio Tel Aviv ha consegnato “al Qatar, all'Egitto e agli Stati Uniti una proposta ufficiale, scritta e aggiornata sull'accordo per gli ostaggi di Gaza, secondo quanto riferito da fonti a conoscenza della questione”.

La proposta scritta è stata dettagliata e ha ampliato i principi generali che il governo di Gaza ha adottato”, ha aggiunto Ravid. Il documento dovrebbe essere trasmesso ad Hamas dal premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, che incontrerà a Doha rappresentati dell’ufficio politico del gruppo terroristico. Non vi sono molte informazioni riguardo al contenuto della proposta israeliana ma, secondo quanto trapelato, essa dovrebbe includere la volontà di dimostrare "flessibilità" riguardo il numero di ostaggi in vita che dovrebbero essere rilasciati nella prima fase dell'accordo, così come la disponibilità a discutere delle richieste di Hamas per una "calma sostenibile" nella Striscia di Gaza.

Un apparente passo indietro, questo, rispetto alla linea dura adottata fino a questo momento dal premier Benjamin Netanyahu, che ha più volte ribadito che accogliere le “richieste deliranti” dell’organizzazione palestinese sarebbe equivalente ad una resa e porterebbe ad altri massacri come quelli del 7 ottobre. La palla è ora nel campo di Hamas, che fino ad ora si è dimostrata altrettanto inflessibile e ha annunciato che, a seguito della strage di civili a Rafah del 27 maggio definita come un “massacro sionista”, non avrebbe inviato una sua delegazione al Cairo per il nuovo round di colloqui diplomatici.

La situazione per entrambe le parti in guerra, però, si sta facendo sempre più complessa e questo potrebbe portare ad ulteriore ammorbidimento delle posizioni. Da un lato, il movimento islamista sta continuando a perdere terreno di fronte all’avanzata delle Idf, nel caso in cui Tel Aviv dovesse ordinare l’invasione vera e propria della città al confine con l’Egitto, perderebbe anche la sua ultima roccaforte.

Dall’altro, Netanyahu sta affrontando una crescente opposizione interna e un progressivo isolamento internazionale a causa del proseguimento delle operazioni nella Striscia. In particolare, dopo l’uccisione di un soldato egiziano in uno sconto a fuoco con le Idf al confine con la penisola del Sinai i già traballanti accordi di pace firmati nel 1987 rischiano di saltare.

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