Zelensky: "Guerra finirà prima con Trump. Grazie a Meloni e G7 per il sostegno a Kiev"

Zelensky dubita del processo di disgelo avviatosi con la telefonata Scholz-Putin e avverte gli alleati: "Non ci sarà una Minsk 3. Vogliamo una pace vera"

Zelensky: "Guerra finirà prima con Trump. Grazie a Meloni e G7 per il sostegno a Kiev"
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La telefonata intercorsa ieri tra Olaf Scholz e Vladimir Putin potrebbe già aver sortito degli effetti, quantomeno psicologici. Ne è una prova la reazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un'intervista a Radio Ucraina. A suo dire, Kiev deve "fare di tutto per porre fine alla guerra nel 2025 attraverso la via diplomatica" ma partendo da un' "Ucraina forte".

Molto significative sono anche le reazioni che giungono dal G7 in sostegno all'Ucraina. "Dopo 1.000 giorni di guerra, riconosciamo l'immensa sofferenza sopportata dal popolo ucraino. Nonostante queste difficoltà, gli ucraini hanno dimostrato una resilienza e una determinazione senza pari nel difendere la propria terra, la propria cultura e il proprio popolo. La Russia resta l'unico ostacolo ad una pace giusta e duratura" si legge in una dichiarazione di sostegno all'Ucraina da parte dei leader G7, su iniziativa del presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha rimarcato come le 7 grandi economie confermano il proprio impegno a imporre gravi costi alla Russia attraverso sanzioni, controlli sulle esportazioni e altre misure efficaci. "Restiamo uniti con l'Ucraina", ribadiscono i leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti.

Il presidente ucraino si è detto "profondamente grato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a tutti i leader del G7 per la loro voce unita nel sostenere l'Ucraina". In un post social ha sottolineato che "i leader del G7 hanno dimostrato ancora una volta un incrollabile sostegno all'Ucraina mentre ci avviciniamo al millesimo giorno da quando è iniziata l'aggressione su vasta scala della Russia".

La reazione di Zelensky alla telefonata Scholz-Putin

Questo non significa, ovviamente, cedere nei confronti di Mosca realizzando i suoi desiderata, anzi. Zelensky preme per un lungo processo che passi prima dall'irrobustimento e da parte della ricostruzione, per consentire al Paese di trattare in condizione di parità. "Come possono esserci trattative semplicemente con un assassino? Se parliamo con Putin e non siamo rafforzati nelle condizioni in cui ci troviamo non si tratta di una pace giusta", ha affermato. A questo proposito ha ribadito come il suo Paese sia in attesa del nuovo corso americano: "La posizione di Trump è molto importante, l'atteggiamento dell'America verso di noi è molto importante e gli americani oggi sono dalla parte di Kiev", ha dichiarato convinto a proposito dei rapporti transatlantici.

Anche per questo, Zelensky ha utilizzato parole molto dure nei confronti di Scholz, accusando Berlino di rompere l'isolamento imposto alla Russia. "Il cancelliere Scholz mi ha informato che avrebbe chiamato Putin. La telefonata, credo, apre il vaso di Pandora. Ora potrebbero esserci altri colloqui o chiamate. Solo un sacco di parole". Per Kiev, cedere con quella telefonata sarebbe esattamente ciò che Putin ha sempre desiderato, una mossa funzionale a indebolire il suo isolamento, così come l'isolamento della Russia, e impegnarsi in conversazioni senza risultati. Ma soprattutto, ribadisce Zelensky, Kiev vuole chiarire che non ci sarà alcuna Minsk-3.

La "profezia" sulla fine della guerra

"Non c'è una data esatta. Ma con le politiche della squadra che presto prenderà il timone della Casa Bianca, la guerra finirà prima. Questo è il loro approccio, questa è la loro promessa, ed è anche molto importante per loro. Nessuno vuole la pace come noi. Il cambiamento nella politica degli Stati Uniti suggerisce che, secondo me, la guerra finirà. Non so come. Il nostro compito è difendere una posizione forte. La fine di questa guerra è molto importante per noi, una pace giusta, in cui non sentiamo di aver perso le nostre persone migliori a causa dell'ingiustizia che ci è stata imposta - ha detto Zelensky - Ed è per questo che non possiamo chinare la testa perché qualcuno è grande e noi siamo più piccoli.

Siamo una grande nazione e dobbiamo dimostrarlo". Parole forti, che parlano agli "alleati" europei" ma anche agli Stati Uniti che fino ad oggi hanno foraggiato la difesa di Kiev. Ma soprattutto, per Zelensky nessuna trattativa avrà luogo qualora non si rispetti l'evidenza secondo cui è la Russia il Paese aggressore. Oltre a questo, per l'establishment di Kiev, nel futuro negoziale dovranno permanere elementi del "piano di vittoria", che il leader ucraino ha avuto cura e premura di elaborare.

Il rapporto con gli Usa nel futuro

E sul rapporto con gli Stati Uniti, Zelensky ha aggiunto anche una importante riflessione pecuniaria: dei 175 miliardi di dollari stanziati dagli Stati Uniti per l’Ucraina, Kiev ne ha ricevuti nemmeno la metà, per quanto riguarda gli aiuti militari. “Per quanto riguarda gli aiuti. Naturalmente, siamo grati per il sostegno bipartisan. In totale, democratici e repubblicani hanno votato per 175 o 177 miliardi di dollari di aiuti all'Ucraina. Questi soldi devono ancora essere consegnati. Se mi chiedete quanto denaro abbiamo ricevuto, non entrerei nei dettagli, perché ci sono rapporti diversi da parte di diverse istituzioni, dal ministero della Difesa, dalle agenzie di intelligence, ecc.

Direi che non ne abbiamo ricevuto la metà”, ha sottolineato Zelensky, aggiungendo che si tratta di "aiuti relativi alle armi". Naturalmente, in questo calderone figurano aiuti umanitari, aiuti finanziari, aiuti finanziari diretti al bilancio, così come programmi umanitari separati diretti alle regioni, ha aggiunto il presidente ucraino.

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