Ucraina, Medio Oriente, Cina: pace sempre più lontana

I tre fronti caldi e le prospettive che situazioni e relazioni diplomatiche dovranno affrontare per mettere fine alla "guerra mondiale a pezzi"

Ucraina, Medio Oriente, Cina: pace sempre più lontana
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In queste giornate convulse su entrambi i fronti attuali della «guerra mondiale a pezzi» che imperversa in questo ferrigno 2024, la sensazione crescente è quella di una svolta imminente. E non solo perché si avvicina il 5 novembre. Certo, che gli americani mandino alla Casa Bianca Kamala Harris oppure Donald Trump farà una gran differenza. Ma la svolta che incombe è ancor più prossima e riguarda gli eventi sul campo. Una svolta di pace o di guerra. Esaminiamo gli scenari Mediorientale, Russo-ucraino e anche quello taiwanese, che per adesso rimane sullo sfondo, per capire perché una svolta di guerra è la più probabile.

Medioriente Netanyahu ha deciso di chiudere i conti non solo con Hamas e Hezbollah, ma anche e soprattutto con l'Iran. Il premier israeliano è consapevole che Khamenei e il suo regime islamico sciita si trovano in una fase al tempo stesso di debolezza e di prossimità al temibile traguardo della bomba atomica: e quindi ora o mai più. Sa che gran parte del mondo sunnita appoggia un tentativo di spallata israeliana a Teheran, anche se ovviamente non può esplicitarlo, e deve sfruttare il momento. Non c'è tempo da perdere: se tra un mese vincerà la Harris, lo frenerebbe più di un Biden ormai impotente. Ma soprattutto, Netanyahu cerca di favorire una vittoria di Trump, dal quale si aspetta quattro anni di mani libere: incendiando il Medioriente ha più chance che fermando il conflitto. Quindi guerra, guerra e ancora guerra su tutti i fronti.

Russia e Ucraina Vladimir Putin ha trasformato quella russa in un'economia di guerra, con ormai il 30% delle risorse nazionali dedicate a essa. Lavora alacremente per riplasmare la società russa in un monolite fascistoide in stile «libro e kalashnikov» (la martellante propaganda ultranazionalista e militarista imposta fin dalle scuole primarie) e «otto milioni di baionette» (l'espansione delle forze armate verso i livelli di epoca staliniana). Ma la propaganda anti occidentale mutuata da «filosofi» come Ivan Ilyin e Aleksandr Dugin (quello che ha appena proposto di nominarlo Zar), imperniata su un'alternativa tradizionalista al mondo liberale, è fuffa per i gonzi. A Putin interessano solo potere e ricchezza per il suo cerchio magico di post Kgb, e deve continuare a oltranza una guerra da cui non può più uscire. Offre paghe sempre più esagerate per attirare volontari da spedire nel tritacarne ucraino, ma non basta. La sua guerra vive di forniture di armi da Iran e Corea del Nord (quest'ultima manda anche soldati), più la Cina sottobanco. Putin ha il terrore che Netanyahu faccia cadere Khamenei e per questo venerdì incontrerà il presidente iraniano Pezeshkian. Motivo per cui, verosimilmente, Israele colpirà l'Iran prima di venerdì. Anche qui, guerra a oltranza. Con i due fronti strettamente connessi, perché protagonisti e mandanti anti occidentali sono alleati tra loro.

Cina Xi Jinping (nella foto) ha meno fretta, ma segue anch'egli una logica da grande potenza espansionista. Vessa i vicini come Filippine, Vietnam e lo stesso Giappone con l'assenso di Putin. Soprattutto prepara l'aggressione a Taiwan sempre col sostegno russo, che è politico ma anche militare.

Biden sta costruendo una Nato asiatica perché sa che questo sarà il terzo fronte di una futura guerra mondiale che in realtà è già cominciata il 24 febbraio 2022 in Ucraina e si è allargata il 7 ottobre 2023 in Medioriente. Ma Trump presidente potrebbe volerli ridurre a due e proprio così rifilare all'Europa, con il suo aperto disinteresse verso i nostri destini, un drammatico futuro di instabilità e conflitti.

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