Ha insegnato che la Cultura "è" Civiltà

Milan Kundera, nato nella Repubblica Ceca, rinato in una Francia di cui assunse lingua, nazionalità e attitudine a pensare con lucidità illuministica, ci ha lasciato formidabili considerazioni sulla identità dei popoli dell'Est europeo e più in generale sull'Europa

Ha insegnato che la Cultura "è" Civiltà
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Milan Kundera, nato nella Repubblica Ceca, rinato in una Francia di cui assunse lingua, nazionalità e attitudine a pensare con lucidità illuministica, ci ha lasciato formidabili considerazioni sulla identità dei popoli dell'Est europeo e più in generale sull'Europa, sul rapporto tra le energie e manifestazioni spirituali che chiamiamo cultura e lo sviluppo di una civiltà. Il libro, Un Occidente prigioniero, raccoglie un discorso tenuto all'Unione scrittori nel 1967 e un saggio pubblicato in Francia nel 1983. Leggendolo, non posso non pensare alle parole accorate e lucide che spese sul destino dell'Europa un poeta polacco, il Nobel Czelsaw Milosz, quando ebbi l'occasione di incontrarlo nel suo esilio di Berkeley: mi sembrò che pensare l'Europa ormai riguardasse soltanto chi, nell'Est, aveva subito le tragedie della storia sotto il comunismo, e aveva visto le più importanti rivolte degli ultimi decenni, quella d'Ungheria, che scosse tante coscienze, la primavera di Praga, con il suo soffio di liberazione e infine Solidarnosc, che ebbe così gran parte nello sgretolamento dell'impero sovietico. Continuando la linea del panslavismo russo, l'Unione Sovietica, dopo il 1945, aveva spostato politicamente e manu militari a Oriente entità nazionali e culturali che erano geograficamente incuneate nell'Europa centrale e sul piano culturale spirituale si sentivano parte della più grande tradizione occidentale. Il libro acquista una sua bruciante attualità in una Europa insanguinata dalla guerra in Ucraina. Oggi l'Occidente è intervenuto nel sostegno all'Ucraina, ma la parola è alle armi, e poi toccherà all'economia.

L'Europa, sosteneva Kundera, non è più in grado di concepire la cultura come un collante decisivo per definire una civiltà, neppure più la propria. Hanno preso il posto della cultura la tecnica, il mercato, i media. Kundera ci invita a interrogarci, in profondità, non con banali slogan politici, sui valori fondativi dell'Occidente e dell'Europa nel XXI secolo.

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