Fra i Beatles della fisica dove tutto può accadere

Il genio dei quanti Paul Dirac e la Londra anni '60: alle radici del nostro mondo

Fra i Beatles della fisica dove tutto può accadere

Da quando ho lasciato l'università, nel 1962, ho preso un'abitudine con mio padre: gli facevo una telefonata settimanale per aggiornarlo su tutto quello che vivevo. Il venerdì era il nostro giorno. A volte lo andavo a trovare di persona, raramente gli scrivevo una lettera, la maggior parte delle volte gli telefonavo. Paul soprannominò quelle chiamate «il suo personalissimo recupero settimanale dell'adolescenza». Adolescenza che lui non ha mai vissuto: la sua prima cattedra in fisica l'aveva ottenuta all'età di 25 anni, a 27 era già entrato nel gruppo dei creatori della fisica quantistica a Bruxelles al ritrovo Solvay, e a 33 aveva ritirato il suo premio Nobel per la Fisica; io sarei nata dieci anni dopo. Io gli parlavo dell'arte di Vasilij Kandinskij, di David Hockney e di Francis Bacon, dei film di Federico Fellini, del Laureato di Mike Nichols, e tra noi nasceva una continua contaminazione tra la fisica e gli altri mondi, contaminazioni settimanali che hanno permesso a Paul di essere lui stesso il paradigma di un'epoca.

Io non l'ho capito subito, ma anche mio padre stava cambiando il mondo. Anche lui faceva parte di un gruppo di quattro elementi che con le loro idee stavano rivoluzionando la storia. I Beatles della scienza erano lui, Erwin Schrödinger, Wolfgang Pauli e Werner Heisenberg, e insieme crearono un nuovo modo di vedere il mondo, cioè la fisica quantistica.

Anche loro dovevano lottare contro il potere costituito e stavano creando intorno a sé una pletora di ammiratori, ancora più giovani di loro, che sarebbero poi venuti fuori negli anni a seguire. I loro antagonisti, i nemici, erano quelli che Albert Einstein chiamava i «paludati accademici», coloro che non volevano il progresso, i conformisti, i radicali, i bigotti, quelli che stavano comodi sul divano della rassicurante fisica classica.

I Beatles della musica creavano canzoni, i Beatles della scienza creavano equazioni, ed entrambi lasciavano un segno indelebile sul cammino del progresso della storia dell'umanità.

Paul, Erwin, Wolfgang e Werner erano i precursori di un modo nuovo di intendere la scienza. Con le loro pensate hanno creato uno strappo, hanno fatto in modo che tutto quello che è venuto prima diventasse improvvisamente in bianco e nero.

Quando uno fa qualcosa di grandioso, fa invecchiare immediatamente quelli che sono venuti prima. Quando li fa passare per preistoria, allora si è di fronte a uno strappo, cioè a qualcosa di veramente geniale. Quando questo accade, è come se l'intensità del mondo si fosse concentrata tutta lì, in quel posto, in quel momento. A loro è successo esattamente questo.

Faccio come nei film, titoli di testa, ve li presento. Immaginate di vedere scorrere le loro fotografie.

Paul «McCartney» Dirac, mio padre: lui è il cantante bassista dell'infinitamente piccolo, l'uomo più strano del mondo, il timido, il romantico, il più attento osservatore della realtà che ci circonda.

A lui si contrappone Erwin «John Lennon» Schrödinger: l'artista della fisica quantistica, l'avanguardista, il rocker della funzione d'onda, il genio poliedrico e fragile che con il suo esperimento del gatto ha sconcertato intere generazioni.

Poi c'è Wolfgang «George Harrison» Pauli: all'apparenza pacato, nel profondo sempre in bilico tra ira e follia, colui che tiene il tempo con le sue intuizioni e detta il ritmo a tutti.

E infine Werner «Ringo Starr» Heisenberg: il più lineare, introverso, triste, con la sua batteria in sottofondo si è insinuato negli spazi e ha colmato tante lacune lasciate aperte dalla teoria quantistica.

Molti dicono che i Beatles della musica sono al 50 per cento Paul McCartney e al 50 per cento John Lennon; io penso la stessa cosa dei Beatles della scienza, con Paul Dirac e Erwin Schrödinger a dividersi tutto. I due erano così diversi, così opposti, così complementari, a tal punto che la loro unione potrebbe rappresentare benissimo tutti noi. Esattamente come hanno fatto per molti McCartney e Lennon.

Paul McCartney da sempre è l'ambasciatore dei Beatles, il divulgatore più attento e attivo dell'eredità artistica del gruppo: basti pensare al monumentale progetto Anthology, alla compilation One e alle rimasterizzazioni di tutti gli album della band nel 2009. L'altro Paul, invece, Dirac, è tra i fondatori della fisica quantistica, quello che è sopravvissuto a tutti gli altri: Heisenberg, Pauli, Schrödinger, e poi anche Albert Einstein, Niels Bohr, Marie Curie, Max Born, Max Planck, Hendrik Lorentz, Paul Ehrenfest, Lise Meitner. In pratica li ha visti morire tutti, tutti tranne Louis de Broglie, ma lui era francese e aristocratico, quindi non c'entra. Paul è l'unico che ha vissuto il nuovo mondo, è l'unico che è stato ragazzo negli anni Venti e Trenta, e ha vissuto appieno gli anni Sessanta e Settanta, prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, morendo a metà degli anni Ottanta.

John Lennon è il frontman della band dei Beatles, l'estroso, il colto, il cantante politicamente impegnato, che sognava un mondo libero, senza imposizioni della classe dirigente, e che con lo scioglimento del gruppo ha avuto la miglior carriera da solista, sia per qualità sia per numero di dischi venduti. Erwin Schrödinger, anche lui nel gruppo dei creatori della fisica quantistica, è il fisico che più di tutti ha cercato un mondo nuovo dove realizzarsi, dove creare, e che rimarrà immortale per la sua splendida trovata dell'esperimento mentale del gatto nella scatola. Lui che non amava il potere, detestava i ritrovi istituzionali, che non contrattava la libertà per il denaro e non accettava promozioni in cambio di compromessi con la politica.

E ora le loro creazioni, che li hanno portati a vincere un premio Nobel per la Fisica. Werner Heisenberg ha creato il suo principio di indeterminazione, Wolfgang Pauli ha enunciato il suo principio di esclusione, Erwin Schrödinger ha scritto la sua equazione, e anche Paul Dirac ha scritto la sua, di equazione. Tutti, alla loro maniera, hanno messo a terra gli scalini su cui noi oggi saliamo e da cui guardiamo il mondo.

Con il principio di indeterminazione di Heisenberg diciamo che non tutto si può misurare, con l'equazione di Schrödinger possiamo affermare che non c'è nulla di definitivo nelle cose che non vediamo, con il principio di esclusione di Pauli possiamo sostenere che tutto è fatto di vuoto, con l'equazione di Dirac riempiamo quel vuoto e diciamo che il mondo è tutto ciò che accade e anche tutto ciò che può accadere.

Con Heisenberg, Schrödinger, Pauli e Dirac nascono nuove regole, nuove visioni, nuovi orizzonti in cui muoverci oggi e capire il futuro che ci aspetta.

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