I segreti di una materia umile ma espressiva

Da Stratificazioni urbane a Ruderi metropolitani, da Groviglio a Corrosione, da Sfibramento a Lacerazione, le creazioni di Antonio Bernardo Fraddosio ci svelano il loro particolarissimo linguaggio artistico nella mostra «La materia del tempo», che si tiene nell’Archivio Centrale dello Stato (piazza degli Archivi) fino al 16 marzo. Come sottolinea il titolo, protagonista assoluta è la materia, la cui trasformazione è soggetta allo scorrere del tempo. Circa 20 opere, realizzate tra il 2000 e il 2007, colpiscono il visitatore per il loro impatto plastico, costringendolo ad abbandonare la visione frontale per cercare un rapporto più dinamico e intimo con ciò che è esposto.
L’attività di Fraddosio, pur inserendosi nel grande filone dell’arte informale italiana, sfugge a ogni tentativo di definizione troppo semplicistica. Nei suoi lavori scultura, architettura e pittura si fondono efficacemente, per dare nuova energia a materiali che hanno già vissuto una vita precedente. «Lavoro sulla potenzialità dei materiali che recupero», afferma l’artista, che utilizza il legno, il ferro, il cartone pressato, la carta e ricopre il tutto con gessi e stucchi, lasciando affiorare, però, i segni del tempo. Muffe, ruggine, efflorescenze ci dicono che il tempo è racchiuso lì, e quindi è come se dall'opera venga fuori una quarta dimensione, quella temporale. Quel materiale riciclato, che prima apparteneva a oggetti funzionali, è sottoposto a tensioni, anche al limite della rottura. Il dato stilistico più significativo è proprio il movimento che l’artista riesce a imprimere a queste superfici quasi monocrome. Il bianco, l’unico colore aggiunto, stacca la materia dalla vita precedente e crea suggestivi effetti chiaroscurali quando viene colpita dalla luce. Tra i lavori in mostra, quello che maggiormente riassume la sua poetica è forse Tensioni, realizzato nel 2000 in legno, stucco, catrame: una sorta di parete che racchiude in sé lo spazio, che in realtà «si contrae, si addensa, si raggruma, si espande per esplodere poi laddove trova un’incrinatura, un varco», secondo la descrizione del drammaturgo Rocco Familiari, per il quale Fraddosio ha realizzato alcune scenografie.


Del resto, come scrive nel catalogo il curatore della mostra Sergio Rossi, «Fraddosio è un architetto, conosce come pochi i risvolti più segreti della materia, sia essa legno, pietra, cartone, cemento, sa quale ordine interno si celi dietro il caos apparente o al contrario come la più classica delle strutture nasconda in sé abissi di ignoto».
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18. Ingresso libero

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