C'è da chiedersi se i candidati alle elezioni regionali in Lombardia abbiano presente fino in fondo cosa significhi fare politica in questa terra. Non è certo fare affari o semplicemente non opporre ostacoli a chi vuole fare affari. Sarebbe già tanto, ma non tutto. In Lombardia si è realizzato l'incontro tra spirito borghese e spirito cattolico. La fede influenza anche la politica. Quest'ultima, nella sua indipendenza, ha accettato, come guida morale, i principi del cattolicesimo. Tutti possono far fortuna ma nessuno può dimenticare i suoi doveri di fronte alla società, in particolare di fronte alla parte più debole. Questa tradizione parte da lontano. Chi ne volesse una splendida descrizione, potrebbe trovarla in un articolo di Giovanni Testori, un gran lombardo del quale si avvicina il centenario della nascita (1923-2023). Leggiamo il suo Elogio della Lombardia (Corriere della Sera, 13 ottobre 1978). Il pezzo è un ripasso dei fondamentali della «lombardità; questo termine di riferimento che, prima d'essere culturale, ha sempre mirato ad essere morale». Secondo Testori, la «lombardità» è la «zolla su cui non solo si sono formati e sono cresciuti il carattere e la qualità d'una regione, ma su cui e attorno a cui ha preso dimensione la realtà non così facilmente decifrabile e riducibile dell'intera Italia». L'articolo mette il dito nella piaga e coglie sul nascere le nuove spinte autonomiste e di insubordinazione al centralismo, tema caro anche a Gianni Brera, che celebriamo in queste pagine. Tali spinte sono comprensibili perché Roma governa senza porre attenzione alle differenze. La «lombardità» consiste «in una sorta di religiosa coscienza della vita; una coscienza che non si stacca mai, neppure un solo istante, dalla realtà dell'uomo, della terra e della natura () Tutto questo sembra preferire una misura pratica della vita; ma il pratico, in Lombardia, non fu mai possesso, bensì volontà e, dunque, ricerca delle possibilità di costruire e di edificare». Il sistema di vita sociale mira a espandere la dignità, l'ordine e la giustizia. La cultura lombarda si concretizza nel rapporto «che si stringe tra l'uomo che vuole costruire e Dio che domanda appunto all'uomo, a quest'uomo che costruisca così () tenendo i piedi piantati dentro le zolle, i boschi, i prati, le strade, le case, le fabbriche, le città e, quando giunga l'ora, dentro i cimiteri e le tombe».
Testori cita alcuni nomi fondamentali: Caravaggio, Carlo Porta, Carlo Cattaneo. Manca il più grande, sottinteso a ogni parola di Testori: don Lisander, Alessandro Manzoni, che con i Promessi sposi e La storia della colonna infame ci ha consegnato il vangelo della «lombardità».
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