Questa produzione passerà alla storia per la maledizione che pare essersi abbattuta sui bassi, maledizione tradizionalmente - e il teatro vive di tradizioni - riservata alla Forza del destino, anch'essa di Giuseppe Verdi. Prima ha dato forfait il basso René Pape, scritturato per il ruolo di Filippo II e sostituito a tempo debito da Michele Pertusi. Il quale però ieri sera è stato male. Soccorso durante il primo intervallo dal medico della Scala, ha continuato a cantare, come preannunciato da Dominique Meyer, sovrintendente, all'inizio del terzo atto: l'atto che principia con una delle più belle scene per basso, cucita attorno all'aria «Ella giammai m'amò», laddove Filippo confessa la solitudine del potere e di un marito non amato. Al termine della potente aria, scroscio d'applausi e pioggia di «bravo» d'incoraggiamento, là, sotto la croce di alabastro.
E arriviamo al basso coreano Jongmin Park, il Figaro di questa Prima della Scala, un po' qua un po' là. Prima, anzi subito, alla prima alzata di sipario, lo si è visto nel ruolo di un Frate quindi del Grande Inquisitore, è intervenuto a un paio di giorni dalla inaugurazione in sostituzione dell'indisposto Ain Anger. Ingaggiato come il Grande - in tutti i sensi: supera i 2 metri d'altezza - Inquisitore. E così il prode Jongmin Park, già presente nel ruolo del Frate e che aveva sostenuto la parte del Grande Inquisitore al posto del collega indisposto durante le prove d'insieme, ha accettato di interpretare sia la parte del Frate sia quella dell'Inquisitore. Cambio di personalità, cambio d'abiti, cambio di chioma: e lui ne ha tanta quindi, grazie alle magie degli esperti scaligeri di trucco e parrucco, è passato dalla tonsura del frate al copricapo porpora dell'Inquisitore, dall'umile saio alla talare, la veste che parla di potere.
E soprattutto, ha incarnato l'unico personaggio che esca vincente da quest'operona dove tutti vivono frustrazioni e sono soli. Ed è in questi panni vittoriosi, da Inquisitore, che è uscito di scena.
Serata memorabile per Jongmin Park, un fiore sbocciato all'Accademia della Scala dove ha
studiato con Mirella Freni, Luciana Serra, Luigi Alva e Renato Bruson. A Milano lo abbiamo visto nelle produzioni dei Capuleti e i Montecchi, Don Giovanni, Ariadne auf Naxos, Un ballo in maschera, Macbeth e Andrea Chénier.
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