L'asse della ghigliottina: nelle mani dei boia

L'asse della ghigliottina. Grasso impone: tutto il Senato chieda i danni a Berlusconi Napolitano ordina al Pd: niente Renzi, tenete il governo Letta

L'asse della ghigliottina: nelle mani dei boia

Vuoi vedere che non era così folle sostenere - come hanno fatto di recente i grillini - che il Paese sta finendo nelle mani dei boia? Ieri il procuratore a vita Grasso, presidente del Senato, non ce l'ha fatta a resistere alla tentazione. Sembrava, dopo che il consiglio di presidenza del Senato aveva votato no, che Palazzo Madama non potesse costituirsi parte civile contro Berlusconi per la presunta corruzione di senatori. Non scherziamo. Il leader di Forza Italia va combattuto in ogni modo, troppo forte diventa l'asse tra lui e Renzi, così troppa gente perde la propria ragione sociale. Allora ci ha pensato Grasso, ed è impensabile che l'abbia fatto senza consultare Napolitano e aver avuto il suo via libera. Parte civile sia. È la prima volta nella storia che il Senato fa una scelta del genere. Sarebbe bello sapere anche cosa ne pensa di questa storia il fu delfino Alfano, che esprime solidarietà a parole, ma poi se ne lava le mani quando servono gesti concreti. È ancora disponibile a sostenere questa maggioranza? Si sente a suo agio in questo governo delle larghe intese?

Disintossicatevi. C'è una larga pattuglia di politici italiani per cui Berlusconi è una droga, una dipendenza, un'ossessione. E tutta gente che pur di vedere Berlusconi morto manderebbe in malora il Paese. Anzi, già lo ha fatto. Solo che ci sono riusciti solo in parte: hanno cancellato il futuro dell'Italia, gettato un maleficio che ha impantanato economia e lavoro, ma continuano ad avere un solo pensiero fisso nella testa. Roba da psicanalisi. Il sospetto è che la paranoia anti-Cav sia l'unica ragione della loro esistenza politica.

Non hanno altro, non sanno fare altro, non sperano altro. Esistono solo come antitesi, in negativo. È per questo che ora continuano a rompere le scatole a Renzi, ricordandogli ogni giorno: «Ma sei pazzo? Così lo riporti al centro della scena. Attento, rischi di farlo vincere». Il patto del Nazareno li ha spiazzati, gonfiato le vene, rimessi tutti in fibrillazione ed eccoli di nuovo con le solite storie. Monti si guadagna lo stipendio da senatore a vita solo ricordando ogni giorno che grazie a lui oggi Berlusconi non siede al Quirinale. Non ha più neppure un partito, gli italiani lo ricordano come lo sceriffo di Nottingham, quello buono solo a mettere tasse, non ha elettori, vive di rendite statali ed è assolutamente marginale. E si permette anche di dare lezioni a Renzi: «Così fai un regalo a Berlusconi». Già, perché per quelli come Monti i regali si fanno solo a gente come lui. Fini passa i pomeriggi ai giardinetti, ma si bea di aver distrutto il Pdl. Alfano sta aggrappato alla poltrona di governo, con un partito che non è stato in grado di partorire una sola idea politica, ma si vanta di aver isolato (beato lui) Berlusconi. Letta che fa il premier di un governo senza contenuti, costretto a inseguire l'agenda dettata da Renzi, a chi gli chiede cosa abbia fatto in tutti questi mesi, risponde orgoglioso: ho cacciato il Cavaliere dal Senato. L'unico che ha capito che non si può vivere di antiberlusconismo è il più furbo di tutti: Pier Ferdinando Casini, che ha seppellito il centro e fatto le valigie per tornare al punto di partenza. Questo è il prezzo che si paga quando la politica si riduce a una guerra contro una sola persona.

Renzi ha capito che Berlusconi è un avversario come un altro. Perché Renzi è come Berlusconi: non ha bisogno di nemici per esistere.

Gli altri, tutti gli altri, senza il Cavaliere, senza quell'anti che gli regala un momento di identità, vengono seppelliti da una domanda: Prodi chi? Monti chi? Fini chi? Letta chi? Alfano chi? È il cimitero dei presunti leader con il punto interrogativo.

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