È solo un renzino

Legge elettorale, rivoluzione a metà: si cambia soltanto alla Camera

È solo un renzino

Renzi è partito promettendo la grande impresa, roba da leggenda, ma il primo passo è uno choc. E non nel senso che intendeva Renzi. C'è l'accordo sulla legge elettorale, ma vale solo per la Camera. Quanto vale allora questo compromesso? Il minimo sindacale. Le riforme non si fanno con i pareggi. Al momento sembra un mezzo Letta bis, una minestrina riscaldata, un Renzi che entra in campo con il braccino, spaurito e timoroso, spaventato dai ricattucci di Angelino o della minoranza sospirosa del Pd. La grande riforma renziana è latitante. È solo un renzino. È la giornata delle mezze vittorie. Renzi ottiene un punto, ma mostra di non saper governare il suo partito e la sua maggioranza. Alfano allunga i tempi di sopravvivenza del governo, la vera ragione sociale del Nuovo centrodestra, spera così di allontanare il voto e proteggere le poltrone, ma si becca comunque una legge elettorale non gradita, visto che lo sbarramento resta troppo alto e il premio di maggioranza non come lo sognava lui. È un compromesso anche per Berlusconi, che aveva firmato un patto per una riforma elettorale veloce e completa, e invece dovrà aspettare l'ipotetica revisione del Senato. Il clima per il leader di Forza Italia resta oltretutto quello di sempre, con i suoi nemici sempre pronti a bastonarlo. L'ultimo schiaffo arriva come al solito dai giudici di Milano, preoccupati che il Cavaliere sia ancora vivo. Berlusconi aveva chiesto di andare a Dublino per il congresso del Ppe, la risposta del tribunale è stata: non se ne parla nemmeno. Non si sa mai, vuoi vedere che dopo l'Italia torna protagonista anche in Europa? L'aspetto positivo di questa storia è che libera il Paese dall'impossibilità di andare al voto. Non è poco. Si apre una via alternativa, una possibilità. Si può andare alle elezioni con l'Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato. L'asse Renzi-Berlusconi tiene. Il premier ha tutto l'interesse a tenere aperta un'alleanza per le riforme. Il Cavaliere punta a giocarsi da protagonista una partita che potrebbe portare alla nascita della Terza Repubblica.

Si può ancora fare. Il dubbio è quel peccato originale del suo governo. Non avere un mandato popolare, quello che si ottiene solo dal voto. E per nasconderlo, per farlo dimenticare, non servono i pareggi. Non basta un renzino.

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