Forse si è dimenticato degli sfaceli fatti da Romano Prodi, Giuliano Amato, Massimo D'Alema, Vincenzo Visco o Tommaso Padoa Schioppa. Eppure Matteo Renzi, che a destra dice di voler andare a pescare i voti, ha assicurato che in Italia è "di sinistra chiedere di abbassare le tasse". Sinistra e taglio della pressione fiscale è proprio un'equazione impossibile. Non è ancora andato al governo un amministratore di sinistra (o anche solo di centrosinistra) capace di non mettere mano sulla leva fiscale per ingrassare la pubblica amministrazione, aumentare il debito o oliare ben bene gli amici degli amici. Se mai il sindaco di Firenze dovesse riuscire non tanto a non fare alzare (ancora) le tasse, ma (quantomeno) a mantenere lo status quo, sarebbe già un passo avanti nella storia della sinistra post comunista.
Ieri sera Renzi ha consegnato il compitino. Diciotto pagine di proclami per tratteggiare il Pd che vorrebbe. È il suo memoriale nella corsa alle primarie democratiche. C'è dentro un po' di tutto, gli stessi slogan ripetuti poi oggi al videoforum di Repubblica Tv. Il programma guarda più a destra che a sinistra, almeno a stare alle dichiarazioni confezionate ad hoc per la cavalcata alla segreteria del partito. "Vanno presi i voti anche di Grillo e del centrodestra - ha ribadito l'ex rottamatore - io, della sinistra con la puzza sotto il naso, non ne posso più, la sinistra che si crogiola nel com'è bello partecipare mi manda fuori di testa". E così, eccolo estrarre dal cappello magico il nodo delle tasse. Non lo fa a caso. Nelle stesse ore è, infatti, arrivata a Palazzo Madama la legge di Stabilità firmata dal premier Enrico Letta. Un testo infarcito di nuove imposte che andranno a gravare sui risparmi dei contribuenti e sui conti delle imprese. A preoccupare maggiormente il ritocco dell'imposta sul dossier titoli e il peso effettivo della Tasi. Eppure Renzi se ne esce fuori con una dichiarazione che fa quantomeno strabuzzare gli occhi: "Le tasse non sono di sinistra". Verrebbe, quasi, da imitare il Pibe de oro. "Abbassare le tasse è un valore fondamentale della sinistra". Fondamentale? Viene da ridere. nel ripensare il manifesto targato Rifondazione comunista "Anche i ricchi piangono" all'epoca del governo Prodi. Ridere per non piangere perché se si ricorda quando al dicastero di via XX Settembre era in cattedra Padoa Schioppa si alzavano imposte, gabelle e balzelli al grido di "pagare le tasse è bello". Al tempo, insieme al professore, negli uffici del Tesoro si aggirava anche Vincenzo Visco, poi soprannominato "Dracula" per essersi inventato una sfilza di tasse come l'odiatissima l'Irap che aveva infilato nella finanziaria del 1998.
Che la dichiarazione di Renzi sia una contraddizione in termini lo dimostra il linciaggio mediatico a cui è stato sottoposto Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, quando aveva ammesso che in Italia ci sono imprenditori che sono costretti a evadere perché il carico fiscale è insostenibile. Insomma, un'evasione di sopravviveza generata da decenni di finanziarie rosso sangue firmate da governi di sinistra o di centrosinistra. Le amministrazioni "rosse" hanno, infatti un triste record. Se Fisco si è inventato una tasse che non si calcola sugli utili ma sul fatturato lordo (il che vuol dire che un'azienda può anche essere in perdita e l'imprenditore sul lastrico, ma il Fisco gli chiede comunque l'Irap), Romano Prodi è forse riuscito a fare peggio. Gli è bastato un un anno e mezzo (dal 2006 al 2008) per introdurre sessantasette nuove imposte facendo aumentare la pressione fiscale di un paio punti di circa 30 miliardi di euro. Che, a suo tempo, significavano 500 euro di tasse in più a testa. Tanto per citarne alcune: la tassa di successione sugli immobili a partire da 250mila euro di valore, la tassa "di scopo" che ha dato ai sindaci la possibilità di applicare sulle seconde case un'aliquota fiscale per cinque anni, l'aumento dell'addizionale sui diritti di imbarco in aeroporto, l'innalzamento della tariffa per il rilascio del passaporto, l'aumento al 20% dell'aliquota sul rendimento dei titoli, l'aumento del bollo per l'auto e per la moto e, soprattutto, il prelievo statale del Tfr. Già nel 1996, alla sua prima volta a Palazzo Chigi, Prodi aveva fatto dei pasticci approvando un contributo straordinario per l'Europa al fine di far rispettare i vincoli di Maastricht. Niente in confronto al prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari deciso nel 1992 dall'allora premier Giuliano Amato che, nottetempo, passò all'incasso.
L'elenco è lungo. E non abbiamo voluto occuparci degli amministratori locali. Basti citare, uno per tutti, il sindaco Giuliano Pisapia il cui vento arancione sta facendo neri i milanesi.
Spiace contraddire Renzi, ma abbassare le tasse non è affatto "un valore fondamentale della sinistra". Le tasse, sì, sono un valore per la sinistra. Tanto che ne vorrebbe sempre di più, e soprattutto per i più deboli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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