Agguati, bersagli, proclami: così hanno alzato il tiro le cellule armate "nucleari"

Il "no" all'atomo corre tra Grecia, Svizzera e Italia. L'anti terrorismo studia il nesso tra l'attacco al manager Ansaldo e le strategie dei gruppi europei. In un sit-in indicati altri obiettivi: Eni ed Enel

Agguati, bersagli, proclami:  così hanno alzato il tiro  le cellule armate "nucleari"

«Oggi Ansaldo Nucleare, domani un altro dei suoi tentacoli, invitiamo i gruppi e singoli Fai a colpire tale mostruosità con ogni mezzo necessario». Nella rivendicazione dell’attentato al dirigente dell’Ansaldo è quel riferimento al nucleare a costringere a notti insonni gli specialisti dell’Antiterrorismo. Le parole sul manager Roberto Adinolfi «azzoppato» a Genova, definito «stregone dell’atomo dall’anima candida e dalla coscienza pulita», proverrebbero da chi, lungo l’asse Roma-Atene, ha imposto come direttrice del nuovo spontaneismo armato l’«energia atomica» di cui l’azienda di Finmeccanica è leader nella costruzione di centrali in Ucraina, Slovenia, Inghilterra, Romania, Estonia e Russia. I riferimenti a un’azienda che «con le sue tombe nucleari» produce «morte, sfruttamento e nuove frontiere del capitalismo italiano» rimanda a quella «strategia tematica» abbracciata recentemente da organizzazioni insurrezionaliste europee e sudamericane concordi anche sul salto di qualità da compiere senza se e senza ma.

Da quando, a novembre scorso, gli anarchici di mezzo mondo hanno abbracciato idealmente la lotta contro la mafia nucleare di due vecchie e malate icone del ribellismo tedesco come Christian Gauger (70 anni) e Sonia Suder (78 anni) - fondatori delle Cellule Rivoluzionarie, prossimamente a processo a Francoforte - in certi ambienti l’aria s’è fatta irrespirabile come a Fukushima. Sarebbero infatti continui i riferimenti all’azione diretta sul modello di quelli compiuti anni prima dal duo Suder-Gauger contro le compagnie tedesche Man (esportava compressori per l’arricchimento dell’uranio) e Ksb (costruiva pompe per impianti nucleari).
E al loro modus operandi si sarebbero ispirati i bombaroli italiani della Fai, probabilmente gli stessi della gambizzazione di Genova, autori del rumoroso attentato di Olten, in Svizzera, nel quale rimasero feriti due impiegati.

L’obiettivo (centrato) era quello degli uffici di SwissNuclear, anche se nel documento di rivendicazione scritto in italiano si menzionavano espressamente tre anarchici (italiani) detenuti in Svizzera per l’attacco esplosivo all’Imb di Rueschlikon, vicino Zurigo. Lo stesso giorno della bomba di Olten, giusto per restare alle analogie elleniche con Genova, una plico dinamitardo veniva recapitato al direttore del carcere di Koridallos dove alloggiano numerosi militanti delle Ccf (Cospirazioni cellule di fuoco) alla cui leader, Olga Ikonomidou, si ispira la colonna genovese delle Fai che ha gambizzato Adinolfi. La triangolazione greco-italo-elvetica s’è ricompattata una volta di più a Bellinzona, l’estate scorsa, per lasciare il segno dopo le pesanti condanne inflitte ai compagni anarchici nostrani «Silvia, Billy e Costa», ovvero Silvia Guerini, Luca Bernasconi e Costantino Ragusa arrestati nel 2010 per il progetto di attentato a una multinazionale: assaltate a pietre e bastoni sia la Axpo Holding di Zurigo, impegnata nella costruzione di nuove centrali nucleari, che la Alpiq, una partecipata SwissNuclear.

Proprio la Guerini, in un documento inviato dal carcere di Biel a proposito del summit sui cambiamenti climatici a Cancun, scriveva: «In Italia dietro le pressioni per un ritorno al nucleare scorgiamo la lobby dell’atomo come Ansaldo ed Enel. Nucleare comunque mai scomparso, ma sempre presente nelle applicazioni militari, nei siti di stoccaggio, nei reattori, nei centri di ricerca pubblici e privati che hanno continuato le ricerche in campo militare e civile (...). Le reali soluzioni vanno cercate fuori dai tracciati segnati da questo sistema. Tracciamo nuovi sentieri per aprire orizzonti di lotta attraverso la fitta coltre dell’indifferenza, dell’immobilismo, delle attese, delle incertezze... Uno strappo forte, attraverso questa coltre. Il sole scende all’orizzonte, si tinge di rosso il fuoco e diventa sangue, sangue dalle vene della terra».

All’affannosa ricerca di segnali e di riscontri incrociati sul nucleare che possano dare un volto al gruppo di fuoco di Genova, l’Antiterrorismo ricorda che mentre a Ostkreuz, in Germania, sul finire del maggio scorso veniva sabotata la linea ferroviaria in chiave antinucleare (sulla falsariga di quanto avvenuto lungo la ferrovia Torino-Modane per bloccare i vagoni con le scorie nucleari dal deposito Avogadro di Vercelli a quello di La Hague in Francia) a Catania un incessante tam tam annunciava un sit-in anarchico incentrato sulle nuove battaglie a vent’anni dall’inutile referendum «che ha permesso la perpetrazione dell’apparato nucleare sotto altre forme».

E in quella circostanza si citava giust’appunto l’Ansaldo e «le altre grandi aziende come Finmeccanica, Enel ed Eni

dispensatrici di morte in giro per il mondo, a cercare profitti grazie alla costruzione e allo sfruttamento delle future centrali atomiche». Per poi concludere: «Bisogna scegliere di agire adesso, mediante l’azione diretta».

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