"Meglio tirare a campare che tirare le cuoia", soleva dire Giulio Andreotti. Ma ora che la politica è orfana del più illustre e discusso dei suoi protagonisti, ci sarebbe bisogno di qualcuno che ci spiegasse meglio questo detto.
Letta bis, staffetta o elezioni, si interrogano le segreterie di partito, a partire da quelli che compongono la maggioranza.Se nessuno è disposto a sostenere governicchi (e anche lo fosse non lo direbbe mai), la tendenza a scaricare la responsabilità delle scelte sulle spalle degli altri non sembra qualcosa che siamo disposti a lasciarci alle spalle: il vicepremier Angelino Alfano, in un'intervista a La Repubblica, chiede chiarezza. Agli altri.
"Riconosciamo la correttezza di Letta, che ha lavorato al meglio delle sue possibilità, e non accettiamo l'idea di Renzi che il governo abbia fatto poco"; la responsabilità delle scelte ricade però sui democratici. Alfano chiede al Pd di decidere subito, perchè il nodo sul destino del governo "si gioca nel rapporto tra Renzi e Letta", e sottolinea la necessità di tornare a parlare di lavoro, tasse, impresa e famiglie. Invoca i problemi del Paese reale, perchè "la gente non mangia solo pane e sbarramenti o circoscrizioni al ragù", chiarendo che "non si può aspettare fino al 20", ma la sensazione è che più che altro si tratti di un invito a Renzi a scoprire le sue carte. Chiede un "forte aggiornamento del programma e della squadra", ma pare dimenticare di aver sottoscritto il primo e di condizionare la seconda in modo sproporzionato rispetto al peso reale del suo partito. Chiede al Parlamento un pronunciamento chiaro sul futuro dell'esecutivo, ma non dice come si schiererà Nuovo Centrodestra, né in caso di elezioni né in caso di cambio a Palazzo Chigi.
Una forte spinta verso un esecutivo Renzi giunge però, in parte inaspettata, dalla stessa segreteria democratica: Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria e portavoce del Pd, parla oggi con il Corriere della Sera invitando il suo segretario a un atto di "coraggio": "Capisco le sue resistenze, ma credo che sia un dovere al quale la politica non può sfuggire quello di verificare, senza reticenze e con coraggio, se un governo di legislatura non possa essere la soluzione migliore." Guerini richiama le difficoltà imposte dalla crisi, sottolinea la necessità di proseguire nel programma di riforme e cita le richieste di discontinuità che provengono tanto dalla politica quanto da forze esterne al Parlamento come Confindustria e sindacati. "L'orizzonte di Letta arriva alla conclusione del semestre europeo, mentre le riforme avviate per iniziativa del Pd richiedono un orizzonte temporale medio-lungo", prosegue Guerini. Certo, le urne non si possono escludere, "ma non sarebbero l'interesse del Paese, e non sono l'unico a pensarlo", ammonisce il portavoce dei democratici.
Dichiarazioni che stridono, e non poco, con quelle in cui Renzi aveva escluso la possibilità di andare a Palazzo Chigi senza passare dal voto. Le parole di Guerini, però, pesano, e ora tutti - compresi, probabilmente, Letta e Napolitano - attendono un pronunciamento definitivo della segreteria democratica.
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