Il decreto Irpef arriva al pettine e la Rai minaccia licenziamenti. Durante l'audizione in Commissione Vigilanza di ieri Luigi Gubitosi non ha pronuncia la parola fatidica. Ma, anche se suona diversamente, parlare di necessità «di ridefinire i livelli occupazionali» non sembra cambiare la sostanza. Se si dovesse procedere a tagli del personale per la Rai sarebbe una novità. Ancor più se la causa fosse il governo che batte cassa. I segretari di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno già annunciato per il 3 giugno prossimo una conferenza stampa nella quale illustreranno le iniziative contro i tagli alla Rai provocati dal decreto. Ma 150 milioni in meno di entrate dal canone sono tanti anche in considerazione della perdurante crisi degli investimenti pubblicitari. Come tamponare una falla di questa entità? L'altro giorno, con l'astensione dei consiglieri Antonio Verro, Guglielmo Rositani e Rodolfo De Laurentiis, il CdA ha dato incarico al direttore generale di provvedere alle verifiche per la quotazione in Borsa di RaiWay (proprietaria degli impianti di trasmissione del segnale) alla ricerca di soci di minoranza. L'operazione, affidata alla società Leonardo & Co, potrebbe decollare in autunno. Ma sull'entità dei ricavi, è ancora presto per pronunciarsi.
La seconda azione contemplata dai vertici Rai riguarda la riduzione del personale, attraverso la ridefinizione dei «livelli occupazionali compatibili» con il nuovo piano di sviluppo della televisione pubblica. Il calendario economico di Viale Mazzini prevedeva «un risultato operativo positivo nel 2013, un risultato netto in pareggio nel 2014 e un consistente utile nel 2015». Invece, «alla luce delle disposizioni del decreto Irpef», questo piano «non è più sostenibile», ha affermato Gubitosi. «La relativa revisione non potrà prescindere da una ridefinizione del perimetro del gruppo anche in termini di offerta e attività». In altri termini, se il prelievo governativo di 150 milioni verrà confermato, la Rai non potrà che ridimensionare le proprie ambizioni. Risultato al quale, ha fatto capire Gubitosi, da una parte non intende rassegnarsi e dall'altra non è attribuibile all'attività dell'attuale dirigenza. Resta infatti ancora una carta di riserva in mano ai vertici aziendali: il ricorso contro il decreto sul quale si deciderà nel prossimo consiglio del 12 giugno, dopo una consultazione con il costituzionalista ed ex presidente dell'AgCom Enzo Cheli. In buona sostanza, fatta salva l'ipotesi dell'impugnazione, di fronte alle richieste del governo Renzi, la Rai alza le mani. Intervistato qualche giorno fa da Giovanni Floris il premier aveva manifestato le sue perplessità sulla gestione delle risorse della tv pubblica, ipotizzando possibili sprechi nelle sedi regionali e periferiche.
Ieri in Vigilanza Gubitosi si è mostrato altrettanto concreto, parlando della necessità di «ridimensionamento degli investimenti in cinema e fiction», che potrebbe «produrre rilevanti criticità sia sul piano interno in termini di palinsesto sia all'esterno dell'azienda», e paventando la possibilità della «chiusura di un centro di produzione». Insomma, se la spending review non riuscirà a sciogliere i nodi, la parola chiave del futuro Rai sembra essere proprio ridimensionamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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