Dalla bagarre agli articoli approvati: come procede la riforma del premierato

Tra parole forti e scene manesce, il disegno di legge costituzionale sta per arrivare all'approvazione integrale del testo da parte del Senato: ecco quali sono le modifiche votate fino a qua

Dalla bagarre agli articoli approvati: come procede la riforma del premierato
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La discussione della riforma costituzionale del premierato procede a passi spediti verso l'approvazione in Senato entro le elezioni europee, per la prima delle (almeno) quattro letture parlamentari previste per arrivare al via libero definitivo del testo da parte delle Camere. Insieme all'analisi dei vari emendamenti sui rispettivi articoli della revisione della Costituzione - che dovrebbe traghettare il Paese all'elezione diretta del presidente del Consiglio - a partire dalla prossima legislatura - proseguono anche le tensioni all'interno dell'Aula di Palazzo Madama tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione: non solo a parole, ma arrivando anche alle mani.

La scorsa settimana gli esponenti di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana avevano semplicemente sventolato copie della Costituzione subito dopo l'inizio delle votazioni agli emendamenti del campo largo che chiedevano il raddoppio del numero dei senatori a vita (poi bocciati), mentre già nella giornata di ieri i toni era decisamente saliti di tono quando Enrico Borghi (Italia Viva) aveva accusato la ministra Casellati, presente sui banchi del governo, di averlo mandato a quel paese con un gesto della mano non inquadrato dalle telecamere. Tuttavia, tra un reciproco "Si vergogni" tra l'ex presidente del Senato e il parlamentare renziano, si era comunque arrivati al voto favorevole dell'Assemblea su due articoli del ddl costutuzionale: il numero 1, che abroga il potere del Presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita, e il 2, che regola il quorum per l'elezione del Capo dello Stato (solo dopo il sesto scrutinio - e non il terzo, come previsto oggi - sarà sufficiente la maggioranza assoluta).

Semestre bianco e controfirma: come cambiano col premierato

Questa sera si è pervenuti poi al Sì anche agli articoli 3 e 4 del ddl licenziato dal governo Meloni nel novembre del 2023. Il primo dei due rivoluzione il concetto di "semestre bianco", in riferimento agli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica. Per poterlo coordinare con il resto della riforma del premierato, si prevede che la prima carica dello Stato potrà sciogliere le Camere anche nella fase conclusiva del suo settennato, quando lo scioglimento "costituisce atto dovuto", vale a dire nel momento in cui viene richiesto da quel presidente del Consiglio eletto che è stato sfiduciato dal Parlamento oppure ha rassegnato le dimissioni (come prevede l'articolo 7 del disegno di legge).

Il secondo articolo preso in esame oggi riguarda la controfirma di alcuni atti dell'inquilino del Quirinale. E così il primo comma dell'articolo 89 della Costituzione ora prevede che gli atti del Presidente della Repubblica "sono controfirmati dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità", mentre non vengono sottoscritti da loro la nomina del Presidente del Consiglio dei ministri e dei giudici della Corte costituzionale, nonché "la concessione della grazia e la commutazione delle pene, il decreto di indizione delle elezioni e dei referendum, i messaggi alle Camere e il rinvio delle leggi".

Il tutto è stato preceduto da una vera e propria rissa nell'emiciclo del Senato, scatenata dall'intervento del grillino Ettore Licheri, che dai banchi aveva più volte fatto riferimento in tono polemico alla premier Meloni e ai suoi senatori. Il successivo discorso, pronunciato dal capogruppo Avs De Cristofaro, è stato poi interrotto per il parapiglia esploso tra Roberto Menia (Fratelli d'Italia) e Marco Croatti (5 Stelle). Come testimoniano alcuni filmati, i due hanno avuto un acceso scambio di battute al centro dell'Aula, rischiando quasi il corpo a corpo. A smorzare le tensioni ci ha provato il questore De Poi e, con lui, altri senatori e i commessi d'Aula. Il tutto in un generale clima di nervosismo nel quale non sono mancate parole grosse.

In serata i senatori dell'opposizione, guidati dal gruppo Pd, in segno di protesta, si sono tolti le giacche, violando il "dress code" obbligatorio e sempre rispettato da tutti a Palazzo Madama, e causano così l'interruzione dei lavori. Domani proseguirà, sempre in Senato, la valutazione del testo, per poi arrivare all'ok integrale del provvedimento entro la prossima settimana.

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