
Al solo sentir nominare il Festival di Sanremo, Massimo Cacciari (filosofo, ex sindaco di Venezia e parlamentare, anima perennemente critica della sinistra) si scoccia visibilmente. «Ma dai, ma per l'amor di dio, non ho mai guardato quella roba in vita mia, figurarsi se lo faccio stavolta perché c'è o non c'è Volodymyr Zelensky».
Ma non la stupisce la surreale polemica armata da politici e soi-disant intellettuali filo-russi, ma non solo, contro l'intervento del leader ucraino in quella che da anni è la principale tribuna tv italiana?
Ci sono passati tutti, da Gorbaciov alla regina di Giordania ai sindacalisti dell'Italsider, ma il presidente di un paese massacrato no? «A quella polemica mi son ben guardato dal partecipare, come avrà notato. Anche perché è di una ipocrisia ridicola: è in corso una guerra, e noi in siamo parte in causa di quella guerra. Con la decisione di inviare carri armati e sistemi di difesa siamo a tutti gli effetti partecipi: non combattiamo direttamente, ma siamo in guerra. E la propaganda è strumento essenziale di ogni evento bellico, basta ricordare le produzioni cinematografiche di Hollywood durante la Seconda guerra mondiale. Può anche farci schifo la propaganda mischiata alle tragedie, ma in tempi di guerra è inevitabile. Di che ci stupiamo?».
Beh, oddio: non è che alla Bbc, negli anni Quaranta, invitassero Goebbels a spiegare le buone ragioni di Adolf Hitler e la sua legittima difesa del Lebensraum tedesco. Qui invece abbiamo i propagandisti di Putin e i loro scherani italiani invitati in tutti i talk-show televisivi: mi pare difficile parlare di propaganda a senso unico a favore del paese aggredito, ossia l'Ucraina.
«Sì, ma anche in Inghilterra fino al giorno prima c'erano i fautori dell'appeasement con Hitler che dicevano liberamente la loro».
Secondo lei però siamo già al giorno dopo: siamo in guerra, dice. Come finirà questa guerra?
«Malissimo per chi la ha voluta e iniziata, ossia Vladimir Putin. Il capo della Russia ha fatto un errore folle e sciagurato, probabilmente anche indotto da un fallimento disastroso della sua intelligence che non ha capito nulla del nemico. E ha ottenuto esattamente quello che non voleva, ossia un ricompattamento occidentale forzato, sotto l'egemonia Usa. L'Ucraina sarà inevitabilmente il VietNam del Cremlino».
Non teme dunque quella «terza guerra mondiale», con contorno di bombe atomiche a gogò, che minacciano i russi e che paventano tutti i «pacifisti» più indulgenti col Cremlino?
«Macché. I cosiddetti leader politici pacifisti, da Matteo Salvini a Giuseppe Conte, non sono mai riusciti a spiegarci come, secondo loro, si dovrebbero raggiungere la tregua e il cessate il fuoco: riempirsi la bocca della parola pace è un velleitario quanto vacuo esercizio fine a se stesso, se non spieghi in che modo politicamente la si può ottenere. Certo, la guerra è brutta: si sa da millenni: bellum nefandum, diceva Virgilio. Ma non basta dirlo per impedirla».
Lei prevede addirittura un «Vietnam» per Mosca.
«La Russia sarà inevitabilmente sconfitta, non ha alcuna via d'uscita se non cambia la propria leadership cleptocratica e insensata. L'oligarchia corrotta di Mosca non vuole perdere la faccia ritirandosi, ma dopo la follia prepotente di Putin che ordina l'invasione dell'Ucraina, sottovalutando l'incredibile forza del nazionalismo di Kiev, non hanno alcuna speranza di cavarsela. La guerra andrà avanti fino al patatrac della Russia. E gli Usa stanno semplicemente facendo il loro mestiere di impero globale: per loro la sfida decisiva non è certo la Crimea, né l'Ucraina».
E qual è?
«L'appuntamento fatale è nel Pacifico, con la Cina. E devono arrivarci nelle condizioni migliori, con l'Occidente ricompattato e la Russia indebolita dalle sue scelte tragiche e fallimentari, che stanno costando centinaia di migliaia di vite agli ucraini ma anche ai russi spediti ad immolarsi al fronte. Mentre l'Europa intera, che ormai da generazioni ha dimenticato - a differenza degli Stati Uniti - cosa vuol dire combattere una guerra, non ha capito cosa stava succedendo, che rischi si correvano.
E ha fallito ogni tentativo di esercitare una propria leadership e prevenire il conflitto, a cominciare dalla Germania. La verità è che il popolino europeo vive in pace da 80 anni, e si è convinto che questo sia lo stato normale e naturale delle cose. Purtroppo non lo è».
E mi creda, sono tutto eccetto che pavido, ma buttarsi in un dirupo non è coraggio, è pazzia.
Possibile, ma evidentemente sono desideri condivisi.
Sei per caso un esponente di un qualche istituto di statistica?
È sbagliata la premessa: noi non siamo in guerra, il nostro popolo non la vuole, l'hanno decisa l'anziano presidente Joe biden ed una ristretta cerchia insieme ad un presidente ex comico. Forse con la complicità di un presidente russo sotto cura.
Ecco, non è la nostra guerra, non è la mia guerra
Sono certo che tu vedi i comunisti anche sotto il letto di casa tua.
Una domanda: se per ipotesi una potenza straniera ci avesse invaso e occupasse 1/6 del nostro territorio(grosso modo Lombardia,Piemonte,Val d'Aosta,Trentino), cosi' come la Russia col territorio ucraino, sareste favorevoli,con questi territori occupati a una pace con la potenza occupante, dal momento che, con questa pace avalleremmo l'occupazione?
E senza l'invio delle armi, l'Ucraina non si dovrebbe solo arrendere e abbassare le braghe? E' normale?
Dov'è il problema?
Gli italiani hanno come eroe uno che una volta fatta l'italia voleva fare gli italiani. I Tirolesi hanno come loro eroe Andreas Hofer a capo delle insorgenze tirolesi che per dirla alla tedesca Tiroler Aufstand diede del filo da torcere a Napoleone e al suo vassallo regno di Baviera. Faccio presente che nel 1809 l'italia non esisteva come dominus giuridico e politico.
Forse per l' Alto Adige c'è italiano e italiano. Un paio di giorni fa avevi postato il quesito ... se uno di viggiù volesse essere svizzero, io Ti ho risposto e non vedendo il mio commento pubblicato l'ho replicato altre 2 volte. Evidentemente a qualcuno non piace la differenza che passa tra Stato/Nazione/Patria, con l'Alto Adige siamo sempre lì.
cacciari, quello che ha una soluzione per tutto ma non ha mai risolto niente
e gli usa non rischieranno il loro territorio per difendere ucraina ed europa: non avrebbe senso.
A Sanremo non si fa politica! "Vola colomba bianca vola", é la prima canzone politica del festival di Sanremo, non molto gradita ai partigiani titini che volevano Trieste assegnata alla Yugoslavia. Potete dire quello che volete ma Trieste non era mai stata italiana e neanche veneziana (salvo per un breve periodo di tempo nella seconda metà del 1300).