P er essere segretario del partito erede del granitico Pci, va detto che a Pier Luigi Bersani non hanno mai fatto schifo i soldi dei padroni. In questi giorni si parla molto dei 98mila euro sborsati dalla famiglia Riva, proprietaria dell'Ilva di Taranto, per la campagna elettorale del 2006 di quello che sarebbe diventato il ministro dello Sviluppo del secondo governo Prodi. Ma non è questa la sola donazione liberale nel curriculum di Bersani. Basta spulciare negli elenchi pubblici depositati presso la Camera dei Deputati, come ha fatto il Fatto quotidiano, per scoprire come l'attuale segretario del Pd abbia spesso beneficiato dei cadeaux di capitani d'industria.
Prima di tutto, spieghiamo di cosa si tratta. I contributi da parte di aziende e imprese ai politici e dei partiti sono una pratica comune e lecita, purché gestita con trasparenza. Ci guadagnano tutti: i politici ci pagano le campagne elettorali, le aziende beneficiano di uno strumento di pressione occulta nei confronti dei politici foraggiati, soprattutto se questi le elezioni poi le vincono ed entrano nelle stanze dei bottoni. Quindi Bersani non ha fatto nulla di illecito accettando i soldi dei Riva. Ma certo è che se Emilio Riva non avesse staccato il sostanzioso assegno a favore di Bersani, probabilmente non si sarebbe permesso di scrivere la lettera con cui chiedeva di imbrigliare un deputato Pd troppo zelante sulla questione Ilva. O quanto meno non l'avrebbe scritta con la fondata aspettativa di essere ascoltato con attenzione.
L'altro contributo imbarazzante alle casse di Bersani è relativo al 2004, quando riceve 20mila euro dall'Interconsult, società di Franco Pronzato, amico di Bersani e di questi consulente quando era ministro dei Trasporti; nel 2011 sarà arrestato in quanto consigliere di amministrazione dell'Enac nell'ambito di un'indagine della Procura di Roma riguardo a presunte irregolarità legate a un appalto da un milione di euro per i voli di collegamento tra Roma e l'Elba.
Nel 2008, tra il 7 e il 17 aprile del 2008, proprio a cavallo delle elezioni politiche, Bersani riceve 130mila euro da aziende, che si sommano ai 39.500 ricevuti da persone fisiche, per un totale di 169.500 euro. Bersani dichiarerà nel rendiconto obbligatorio «delle spese sostenute e delle obbligazioni assunte per la campagna elettorale» di aver speso 50mila euro e denuncerà quindi un attivo di 119.403 euro. Chissà che fine hanno fatto.
L'assegno più sostanzioso all'allora ministro dello Sviluppo economico lo stacca il 9 aprile 2008 Federacciai, l'associazione che raduna i colossi dell'industria siderurgica. Poi ci sono 20mila euro che arrivano dalla società di container genovese Pittaluga e altri 20mila dalla Siram Spa, leader italiano nei servizi energetici e multitecnologici. Appena meno generosa, con 15mila euro, è Modena Fiere.
Diecimila euro ciascuno sborsano il Comitato nazionale caccia e natura, la Engineering Ingegneria Informatica Spa e la Telit, società britannica ma con una sede a Trieste che produce teconologie per la comunicazione machine-to-machine. Infine 5mila euro arrivano dalla Italbrokers, società assicurativa genovese di Franco Lazzarini sospettata di «aiutini» da parte di Massimo D'Alema e del governatore della Liguria Claudio Burlando.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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