Dossieraggi, Salvini chiede la commissione parlamentare: "Dietro c'era disegno politico"

Dal palco di Portofino d'Autore, il vicepremier chiede di avviare una commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda già al vaglio della procura di Perugia

Dossieraggi, Salvini chiede la commissione parlamentare: "Dietro c'era disegno politico"
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Una commissione parlamentare d'inchiesta sul caso del cosiddetto "dossieraggio" a carico di politici e vip. Matteo Salvini chiede di andare a fondo sulle inquietanti circostanze attualmente al vaglio della procura di Perugia, che sta indagando sulla presunta raccolta illecita di dati da parte di un finanziere distaccato presso la Direzione nazionale antimafia. Dal palco di Portofino d'Autore, rassegna di dibattiti organizzata da Vis Factor, il vicepremier e ministro dei Trasporti ha lanciato la proposta di coinvolgere una commissione d'inchiesta parlamentare, esternando anche personali convinzioni sulla matrice delle controverse attività al centro degli accertamenti.

Dietro il presunto spionaggio, ha infatti sostenuto il segretario federale della Lega a Portofino, "c'era un chiaro disegno politico". "Sarebbe meritevole di andare fino in fondo e quindi anche di una commissione di inchiesta parlamentare. Non il dubbio, ma la certezza emersa in questi mesi è che ci fossero dipendenti pubblici infedeli: gdf e magistrati. Sicuramente non l'hanno fatto di loro spontanea volontà. C'era un chiaro disegno dietro", ha affermato il vicepremier. A insospettire Salvini, il fatto che gli spiati fossero per la gran parte dello stesso schieramento politico: "Il 95% dei politici spiati era del centrodestra. A otto anni ho smesso di credere a Babbo Natale. Qualcuno aveva un vantaggio e un'inchiesta parlamentare avrebbe gli strumenti per arrivare" alla verità, ha attaccato il leader leghista.

Secondo quanto emerso dalle indagini, all'interno delle condotte contestate ci sarebbe stata anche la raccolta di informazioni e di dati sui fondi della Lega. Intervistato da La Verità in merito alla vicenda, il tenente della Gdf è al centro dell'inchiesta aveva dichiarato che il dossier sul partito guidato da Salvini sarebbe stato "chiesto ufficialmente". L'imput - aveva dichiarato - "arrivava dalla Banca d’Italia tramite delle omologhe straniere", come ad esempio l’Agenzia di informazione finanziaria di San Marino. Affermazioni che chiaramente avevano suscitato scalpore.

Lo stesso procuratore di Perugia Raffaele Cantone aveva definito "mostruosi" i numeri degli accessi abusivi attenzionati nel corso delle indagini. Ma è indiscrezione delle scorse ore che le ricerche in questione sarebbero in realtà molte di più di quelle considerate sinora. Dalle indagini sono infatti emersi altri 200mila documenti che il finanziere avrebbe scaricato in modo abusivo dalle banche dati della Direzione nazionale antimafia. L'inchiesta - lo ricordiamo - era nata dalla denuncia presentata alla fine di ottobre 2022 da Guido Crosetto, dopo che il quotidiano Domani aveva pubblicato articoli con informazioni molto precise e dettagliate sui patrimoni attribuiti a lui e all’azienda di cui era titolare prima di ricevere l’incarico di governo. Attraverso la denuncia, il ministro chiedeva di verificare chi e come fosse stato in grado di raccogliere quelle informazioni "non a conoscenza di chiunque".

La proposta espressa da Salvini a Portoofino d'autore non è però del tutto peregrina. Già nelle scorse settimane, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva aperto a un'analoga possibilità.

"Credo che a questo punto si possa e si debba riflettere sulla necessità dell'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta con potere inquirente per analizzare una volta per tutte questa deviazione evidente", aveva affermato il guardasigilli.

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