Consulta, il Cav tiene duro: "Leale sostegno al governo ma continua l'accanimento"

La decisione sul caso Mediaset infrange tutti i precedenti della Consulta. Il Cav: "Il tentativo di eliminarmi non indebilirà il mio impegno politico". Ministri pdl in fibrillazione

Consulta, il Cav tiene duro: "Leale sostegno al governo ma continua l'accanimento"

Il nuovo attacco a Silvio Berlusconi questa volta arriva dai giudici della Corte costituzionale. Il "no" al legittimo impedimento a partecipare all’udienza del primo marzo del 2010 è l'ennesimo affondo della magistrtura in un accanimento che dura da quasi vent'anni. Respingendo il conflitto di attribuzione tra poteri sollevato da Palazzo Chigi nei confronti del tribunale di Milano, la Consulta fa così ripartire il processo Mediaset che ha visto condannare, in primo grado e in appell, l'ex premier a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. "Continua un accanimento giudiziario nei miei confronti che non ha eguali nella storia di tutti i Paesi democratici", ha commentato Berlusconi confermando, tuttavia, l'appoggio al governo Letta.

La decisione tutta politica della Consulta va a minare quella pacificazione a lungo cercata dal centrodestra. I giudici, però, non hanno mai desistito a voler decapitare il Pdl facendo fuori Berlusconi dalla scena politica a suon di sentenze. le toghe provano a ottenere quello che la sinistra non è riuscita a fare democraticamente: estromettere il leader del Pdl dal parlamento. Un attacco violentissimo che, a breve, potrebbe portare a un epilogo tutt'altro che democratico. Da sempre questo è, infatti, quello a cui punta una certa magistratura politicizzata. "Questo tentativo di eliminarmi dalla vita politica che dura ormai da vent’anni e che non è mai riuscito attraverso il sistema democratico perché sono sempre stato legittimato dal voto popolare - ha spiegato Berlusconi dopo la sentenza della Corte Costituzionale - non potrà in nessun modo indebolire o fiaccare il mio impegno politico per un Italia più giusta e più libera". Svincolando la tenuta del governo dall'iter giudiziario dei suoi processi, l'ex presidente del Consiglio respinge fermamente una sentenza che va "contro il buon senso e tutta la precedente giurisprudenza". I precedenti della Consulta in tema di legittimo impedimento non avrebbero, infatti, consentito una soluzione diversa dall'accoglimento del conflitto proposto dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Evidentemente la decisione è basata su logiche diverse che hanno destato nei legali del Cavaliere "grave preoccupazione". La preminenza della giurisdizione rispetto alla legittimazione di un governo a decidere tempi e modi della propria azione appare davvero al di fuori di ogni logica giuridica.

Nonostante Berlusconi abbia garantito l'appoggio all'esecutivo, i ministri del Pdl non hanno nascosto la propria preoccupazione.

"La decisione stravolge ogni principio di leale collaborazione e sancisce subalternità della politica all’ordine giudiziario", hanno spiegato in una nota prima di raggiungere Berlusconi per decidere come muoversi in parlamento.

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