Tra i due litiganti gode il terzo. Il famoso detto proverbiale si può accostare molto bene a Luigi Di Maio, ormai lontano anni luce da quel Movimento 5 Stelle che guidò politicamente per due anni e mezzo e grazie al quale riuscì a diventare tre volte ministro (di cui ben due incredibilmente degli Esteri) prima del clamoroso flop elettorale del settembre 2022 con la sua scissione grillina, a seguito del quale comunque riuscì a trovare una comoda poltrona da rappresentante speciale dell'Unione europea per la regione del Golfo Persico. Il suo ruolo di inviato durerà fino al prossimo 28 febbraio e, nel frattempo, Giggino si sta sfregando le mani e assiste con i popcorn al caos tutto interno ai pentastellati.
Secondo lui Beppe Grillo potrebbe tranquillamente fermare il prossimo voto sulla regola del doppio mandato e sulla modifica del simbolo del Movimento 5 Stelle ma "non lo farà" perché ha perso il suo coraggio; altrimenti "lo avrebbe già fatto". Interpellato telefonicamente dall'agenzia Adnkronos l'ex ministro sostiene che il rischio, per il comico genovese, è che Giuseppe Conte gli "tolga tutto", compreso il ricco contratto di consulenza da 300mila euro l'anno. L'ex capo politico del M5s è convinto che il fondatore avrebbe in mano le carte giuste per stoppare l'attuale leader del partito: "Nell'estate del 2021 - racconta Di Maio - quando negoziai l'accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato, lasciandolo inutilizzato".
L'arma segreta sarebbe stata l'articolo 12 comma 2 del nuovo statuto, che - spiega l'esponente campano - conferisce al garante "una prerogativa oserei dire papalina" ovvero "il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto". Uno strumento inutilizzato, almeno per il momento: "Fino ad ora Grillo ha soltanto fatto qualche appello agli iscritti a mezzo blog per accontentare gli ex parlamentari che lo bombardano di telefonate ogni giorno". Ma, in ogni caso, non risulta a Di Maio che abbia ancora formalizzato a Conte "un atto con l'interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà", aggiunge l'ex ministro degli del Lavoro e dello Sviluppo economico.
Di Maio poi ironizza: "Conte gli porterà via anche l'argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza. Triste direi". Giggino comunque ritenere che la regola del doppio mandata "vada superata: è l'unico modo per assicurare pluralità al Movimento contro l'attuale verticisimo. Consentirebbe a persone di esperienza, se gli elettori vorranno, di tornare nelle istituzioni". Ma tutto questo bailamme sul nome e sul simbolo gli lascia parecchi dubbi: "Sinceramente un Movimento che fa della trasparenza il suo motto numero uno, dovrebbe pubblicare tutti gli atti sul suo sito internet. Oppure questo atto è valido solo finché è riservato?", si chiede il rappresentante speciale dell'Ue.
Quest'ultimo si dice infine certo che Conte voglia cambiare il simbolo senza lasciare il partito: "Tanto sa di avere tutti gli eletti dalla sua parte e gran parte degli iscritti. Grillo non lo segue più nessuno".
Stefano Patuanelli ha dichiarato che l'Elevato farà la sua battaglia assembleare: "È il loro auspicio, così perderà. Il garante potrebbe invece fermare sul nascere questa votazione, perché è come se volessero modificare i principi generali della Costituzione. Semplicemente non si può", conclude Di Maio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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